Quando penso al Thrash metal anni'80 targato Bay Area, tra i tanti termini che s'annidano nella mente è uno ad emergere: incazzatura. O, se preferite un'espressione più blanda, desiderio di denuncia. Da allora di acqua sotto i ponti ne è passata e di cose ne sono cambiate, tra cui il panorama musicale e il modo stesso di intendere la musica. Pertanto, accingendomi ad ascoltare l'ultimo lavoro degli Heathen, che tornano a imbracciare gli strumenti dopo aver pubblicato la miseria di un solo EP ("Recovered", 2004) dal 1991, non posso che essere scosso da un brivido di timore. Avrà davvero qualcosa da dire la band di Lee Altus, con questo "The Evolution Of Chaos", o sarà solo un banale tentativo di scuotere l'attuale, immobile putredine in cui versa il metal?

Risposta secca: questo disco è una mazzata, di quelle vere. L'intro orientaleggiante ci conduce a "Dying Season": è l'inizio del pandemonio. Riff davvero notevoli, un David White furente che ci delizia con le sue urla grezze e sguaiate, un Darren Minter che dietro le pelli fa quello che vuole, sia che si tratti di procedere lenti, che di spaccare il mondo. "The Evolution Of Chaos" è questo: Thrash anni '80 coi controfiocchi e i controcazzi.

Tuttavia, non si traggano conclusioni affrettate: questo disco non è assolutamente monotono, anzi, le sfumature e le idee non mancano: "No Stone Unturned" è un vero e proprio caleidoscopio sonoro dalla durata di 11 minuti; l'anomala "A Hero's Welcome" immerge l'ascoltatore in una soffusa atmosfera epica; "Red Tears Of Disgrace", poi, è il classico rigagnolo d'acqua dolce e cristallina che, prima che te ne accorga, straripa e ti travolge con sè.

In conclusione, anche se di tempo ce n'è voluto, gli Heathen sfornano un lavoro sicuramente pregevole, in cui le asperità sono bilanciate dalle parti melodiche a regola d'arte e una carica prorompente sgorga da (quasi) ogni nota. L'unico difetto rilevante dell'album è la durata eccessiva di alcuni brani, che lo rendono troppo prolisso e meno fluido. Comunque sia, è un prezzo che vale la pena pagare per un lavoro così ben riuscito. Sperando che per il prossimo non si debba attendere un'altra decade.

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