Vi è un libro e dentro sta Hans il clown, triste come tutti i clown che non sanno far più ridere perché non ridono da tempo

A volte da ubriaco prova nuovi numeri e gli fa da intralcio una bottiglia vuota d'acquavite; allora lacrime che scendono, il trucco che cola e ritrovarsi così allo specchio: stanchi, soli.

Perché Maria non c'è più da tempo e quando si nasce monogami come Hans è difficile cercare altro se si è già trovato tutto quello di cui si aveva bisogno. 
Così ci si ritrova in frantumi, nelle mani un puzzle composto da tutte le mancanze del mondo, un puzzle che ritrae il vuoto ed Henriette alla fermata che parte per non tornare.

Un mare punteggiato da isole distanti e un clown, capace solamente nel raccogliere attimi  fin quando gli attimi diverranno ricordi da  cui essere assediati.

Dietro, tra le isole, una Germania che nasconde imbarazzata le paure, un viandante spaesato che dopo la fame si contenta di rifocillarsi di quello che trova e confezionandolo alla buona, dandolo in pasto a buon mercato: cattolicesimo, perbenismo, partecipazione, solidarietà, finzione.

 

Già, finzione: ma ora i trucchi e le imitazioni non riescono più e le ferite non si rimarginano, Maria non torna, Henriette è morta e non si ricompone sul volto il trucco di un clown.

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