Avevo sin qui stabilito che Roland de Lassus, inteso Orlando di Lasso dalle nostrane parti, fosse il mio compositore preferito per quanto riguarda la musica sacra corale del Cinquecento e del Seicento, secoli sotto questo aspetto assai vibranti e fecondi.
Essendo incappato in questa bella collezione di cantate di Heinrich Schütz, compositore tedesco che del fiammingo Lasso fu di poco posteriore, mi avvedo con gusto ed emozione di aver scoperto un grande della musica corale, che leggo esser considerato un degno precursore del sommo Bach ed una vera gloria nazionale tedesca, al pari del nostro Monteverdi.
Già al primo ascolto l'arditezza e la vertigine delle partiture di Schütz si stagliano nettamente a petto della drammatica staticità di Lasso, decisamente meno strutturato e più unisono anche quando il numero delle voci è paritario. Più contrappunto e più finali di battuta in tono maggiore, che risaltano in modo spiccato con i controcanti in minore che tradizionalmente caratterizzano le varie Laudi, Penitenze o Vespri. Dovremo attendere Johann Sebastian Bach (che nasce circa un decennio dopo la morte di Schütz) per ascoltare temi musicali struggenti interamente composti in tono maggiore, e valga l'esempio fulgido e famoso della cantata 'Jesus bleibet meine Freude" BWV 147, ma Henricus Sagittarius (questo il suo nome latinizzato) si muove in modo assai spedito tra le parti vocali e sembra precorrere con felice intuizione il genio del Maestro di Turingia.
Tralasciando qui l'influenza delle sue opere per organo, Schütz (che come Bach fu a lungo kapellmeister) ha anche il merito di aver diffuso gli stili musicali italiano e fiammingo, che amava e stimava proprio nelle persone di Monteverdi e Lasso, e si distingue specialmente per una certa propensione alla microdissonanza (dovuta allo sfasamento delle voci ed al variare dei toni) che altri dopo di lui eviteranno come la peste. Deve escludersi che Schütz abbia mai letto le partiture di Perotinus, che dopo quattro secoli erano praticamente perdute in quel di Francia e sarebbero restate incognite per altri trecento anni, per cui deve concludersi che i due compositori - così lontani per contesto storico ed esperienze musicali - abbiano avuto intuizioni sostanzialmente comparabili.
La registrazione realizzata nel 1963 dal Dresden Kreuzchor, impercettibilmente accompagnato all'organo da un discreto e puntuale Hans Otto, è vivida e fedele in questa edizione del 1985 su 3 vinili Eterna, a mio parere superiore all'edizione Tekefunken del 1978.

Carico i commenti... con calma