Qualcuno usando una dima e della vernice spray nera ha scritto su di un muro qua vicino "Hell NY Muscle". Bel coraggio. Danneggiamento della cosa pubblica o privata che sia (di chi è quel muro?) e pure firmato...
Helmut (Helli, da qui viene il Hell) Josef Geier, DJ Hell, è uno dei dj più famosi dj Germania e solitamente mette su dischi a New York e Tokyo. Gioca pure a calcio nella squadra di ultima categoria tedesca FC Altenmarkt, che sponsorizza pure. Arnold Scharzenegger gli ha fatto causa, perché sulle uscite della sua etichetta, la "International Deejay Gigolos" usava la sua effigie senza permesso. Arnie voleva tutti i guadagni dalle uscite discografiche con la sua immagine, poi si sono messi d’ accordo. Hell ha pagato a rate, poi ha montato la faccia di Sid Vicious sul corpo di Arnie, in attesa che e si lamenti McLaren. Ora ha cambiato il logo di nuovo, una procace ragazza che al posto del reggiseno usa del nastro adesivo, nero s’intende. Professa l’ edonismo più spinto e spesso fa il dj ai party di Donatella Versace. Però poi pretende di parlare solo dialetto bavarese e nei photoshooting promozionali assieme ad un abito bianco da dandy si mette gli stivali da cowboy, come a negare tutto. Il suo "Munich Machine" del 1998 viene indicato da molti come il progenitore del movimento electroclash. Bel casino.
"NY Muscle" è stato registrato a Nuova York fra l’ottobre 2002 e l’aprile 2003 e "DJ" è ora sparito dal nome. Nella traccia di apertura, "Keep On Waiting" fra suoni acidi e ossessivi canta l’ Erlend dei Kings of Convenience con un tono distaccato . La traccia due presenta come ospite Alan Vega dei Suicide, fra echi minimali, voci riverberate e bassi analogici.
"Just don’ t play the song, I’ m just gonna read it like I’ m losing my fucking mind", annuncia la terza traccia, "Tragic Picture Show". Ed è il dopo party. Scritta assieme a James Murphy dell’ etichetta DFA (the Rapture), il testo recita "black suit black tie feel like I’ m gonna die"; e mi fa venire in mente i Clock DVA di Adi Newton che avevano un disco intitolato White Souls in Black Suits; pure come referenza musicale siamo vicino al loro proto-industrial. Ci sento pure "Atrocity Exhibition" e "Komakino" dei Joy Division, per il basso e i Bauhaus quando nel chorus qualcuno urla come un pazzo, lontano dal microfono. E non so di chi è la voce, ho cercato a lungo ma non ho trovato nessuna informazione. Canta Hell stesso? Grandissima canzone.
In "Je Regrette Everything" è ospite Billie Ray Martin (Electribe 101) e potrebbero essere i Massive Attack. "Control" sembra essere stata assemblata coi suoni di Blue Monday dei New Order, compresi i break. Su "Meet The Heat" di nuovo ospite Alan Vega con scricchiolii elettrici ed il solido delirio di urla e sussurri.
Ma non è un tributo agli anni ’80, questo post-punk/electroclash; è una rilettura, anche se tutto ritorna. Molto più originale di tutte le guitar bands che guardano indietro e riproducono semplicemente in maniera calligrafica. Pericoloso, cattivo, analogico, minimale, tecno, acido, industriale, post-punk, no wave. Ed i suoni sono prodotti come solo un DJ sa fare. Alla fine di "Meet the Heat" si sente Vega che chiede “it’ s okay?”. È molto più che okay. Disco dell’anno.
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