La giornata era stata particolarmente impegnativa, e quello che mi si parava davanti era un pomeriggio nuvoloso assolutamente poco interessante; disperatamente mi sforzavo di pensare a qualcosa di interessante da fare, vedere un film, leggere, qualunque cosa... ma niente, nonostante i miei sforzi, non mi si prospettava alcuna soluzione. Finchè gli occhi non mi caddero su un cd degli Helloween, che conteneva il loro primo album e il loro primo EP.

Memore di non aver mai avuto voglia di ascoltarlo in maniera approfondita, trascinato com'ero stato dai gioiosi primi due Keepers e da altri lavori di altri gruppi, decisi di tentare l'ascolto con un minimo di attenzione, con tanto di libretto alla mano, speranzoso di accorgermi di quanto negligente ero stato nel privarmi di questi settanta minuti di musica griffata dalla premiata ditta Hansen-Weikath; e per una volta le mie speranze non si sono rivelate vane, negligente lo ero stato, eccome!
Ma andiamo con ordine: tolto il cd dalla custodia e inseritolo nello stereo, mi sdraio a fissare il cielo piovigginoso di un giorno del Febbraio che è appena passato. Dallo stereo una sorta di intro; si sente il rumore di un uomo che si sveglia, si accende la televisione, e sniffa della droga; dalla televisione, al ritmo della canzone popolare "London Bridge Is Falling Down", viene augurato un felice Halloween... l'intro è in se abbastanza semplice, e tutt'altro che musicale, ma riesce a calar bene nelle atmosfere che quest'album evoca. È con un bercio di un giovane Kai Hansen, che davvero poco ha a che fare con la voce d'angelo di Michelino Kiske, che si apre l'EP Helloween, con una velocissima song sulla tossicodipendenza, "Starlight".

Kai ha una voce sgraziata, feroce a tratti stonata, la produzione è quanto di meno curato si possa immaginare: vengo subito colpito dal testo, incredibilmente profetico se si pensa alla fine del loro stesso batterista, Ingo Schwitchemberg, un tossicodipendente per l'appunto, suicidatosi sotto una metropolitana dieci anni dopo, dannatamente cupo se penso ai testi scanzonati di "Rise And Fall" e di "Dr. Stein". Per tutto l'EP mi sente calato in un'atmosfera particolare, mi sento immerso in una periferia grigia e sporca, piena di violenza e miseria; e dopo il tossicodipendente di "Starlight", incappo nell'assassino di "Murderer", che uccide un uomo durante una rissa, e si ritrova a essere braccato senza pietà dalla legge, o nel soldato di "Warrior", che viene mandato a combattere e a morire in una guerra senza vincitori da uomini spietati che restano nei loro rifugi a muovere sul campo di battaglia altre pedine come lui, fino a giungere alla figura del criminale tormentato di "Victim Of Fate", canzone dove ci viene raccontata la sua storia, e dove si raggiunge il culmine di quest'atmosfera: nato nella parte marcia della città, figlio di una puttana e di un'assassino, costretto al crimine per sopravvivere al crimine, l'uomo vuole fuggire da quel marciume, cambiare vita, volare in alto fino a toccare il cielo, ma sarà destinato a morire, inghiottito dal suo mondo; il tutto ci viene narrato da assoli e dialoghi chitarristici da brividi, che ancora sono impregnati di NWOBHM e di thrash, ma che già iniziano ad assumere lo stile che contraddistinguerà le zucche e l'intero movimento del power metal.

Gli Helloween creano con la loro Amburgo una sorta di personalissima versione della Londra degli Iron Maiden e dei suoi personaggi; proprio i primi Iron Maiden sembrano la fonte ispiratrice dei loro testi e gli ispiratori di queste atmosfere, e proprio come loro gli Helloween sono dei ragazzini che cercano di uscire dall'underground tedesco con un'EP di un'intensità di cui probabilmente non si erano neanche resi conto, che si conclude con "Cry For Freedom", canzone abbastanza estranea alle atmosfere delle precedenti, che invoca gli schiavi a liberarsi dalle loro catene e a sconfiggere uniti i loro padroni. L'EP sarebbe finito ma non c'è un attimo di respiro, subito inizia "Walls Of Jericho", con l'intro omonimo, quasi scherzoso. Le trombe suonano sollennemente il motivetto di "London Bridge Is Falling Down", facendo crollare le mura di Gerico, quasi a voler fare una parodia della bibbia, e subito parte "Ride The Sky", un vero, anthematico classico da live scritto da Hansen, dove davvero sembra di salire sempre più in alto per poi librarsi in volo e liberarsi da ogni peso. E se "Reptile" sembra affossare quest'album, "Guardians" subito ne risolleva le sorti, con uno stupendo inizio dove il basso di Grosskopf si fa artefice di ottimi disegni sonori, e dove il chorus viene progressivamente arricchito da tastiere nel finale. "Phantoms Of Death" non colpisce finchè non si giunge agli assoli, qualcosa di veramente eccezionale, come eccezionale è il bridge della successiva "Metal Invaders". "Gorgar" si accomuna subito con "Reptile" tra le skip songs, mentre "Heavy Metal(is the law)" si rivela uno degli inni metal più belli di sempre, con tanto di urla del pubblico campionate. Ma nessun inno metal e nessuna canzone tra quelle finora elencate potrà reggere il confronto con la conclusiva "How Many Tears", scritta interamente da Weikath, che risulterà il massimo mai uscito dalla sua penna: il testo è una disperata denuncia contro le guerre e l'odio che attanagliano il mondo; non c'è strofa che non mi abbia colpito in questo testo ancora cosi tragicamente attuale, e impossibile mi è stato rimanere impassibile di fronte all'appello gridato dalla voce ancora acerba di Kai, di unirci contro l'odio a difesa dei diritti umani, o di fronte al triste ma eroico assolo, concluso da un sognante arpeggio settantiano, che subito viene seguito dalla frenetica batteria di Schwitchemberg che ci riconduce al bridge e infine al chorus, che un pò come in "Guardians" assume nel finale un'intensità ancora maggiore arricchito dalle tastiere.

"Walls Of Jericho/Helloween EP" è quanto di meglio sia stato composto dagli Helloween, e a mio parere supera i due successivi Keepers, o quantomeno li raggiunge, nonostante la produzione scarsina e la voce sgraziatissima di Kai, che tuttavia si adatta perfettamente a canzoni come queste, basti ascoltare "Victim Of Fate" cantata dal ben più dotato Kiske per accorgersi della differenza. Un'album da non perdere, di grande importanza per il power e quindi per il metal in generale, dotato di un'atmosfera unica.

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