"The Turning Point", la svolta, quella che segue una decisione presa dopo tanti pensieri o seguendo il proprio istinto. Ma anche la "pirouette", un passo di danza. Ed è proprio al balletto e a tutto ciò che ci ruota attorno Herbert Ross dedica il suo "Due Vite Una Svolta" nel '77. Ex coreografo, già regista dell'opera "Provaci Ancora Sam" di Allen nel '72 e futuro regista di "Nijinsky" e "Footloose".

Con questa pellicola Ross cerca di fare entrare lo spettatore all'interno di un mondo che è sempre visto da lontano nella sua armonia, perfezione e grazia; in realtà è un campo in cui la lotta per emergere è all'ordine del giorno, si fatica, si suda, si crolla e a volte non ci si rialza. Si racconta la storia di due ballerine di una compagnia di New York, una ha lasciato la danza per la famiglia (Shirley MacLaine), l'altra ha sacrificato tutto per il successo e deve fare i conti con ciò che le rimane della sua vita al crepuscolo della sua carriera (Anne Bancroft). Ma c'è anche lo sguardo rivolto verso gli emergenti, le loro passioni, la loro vita.

Una pellicola elegante, grandi coreografie di gruppo della compagnia dell'American Ballet Theatre, ma soprattutto un film che vede recitare insieme due grandi attrici del cinema; la Bancroft e la MacLaine duettano in una serie di scene molto intense, nessuna delle due tende a strafare e i loro dialoghi pieni di emozione, eternamente in bilico tra il risentimento della MacClaine e la nostalgia, l'invidia della Bancroft valgono da sole il film. Film che ebbe successo fu candidato a 11 premi Oscar, non ne vinse nessuno, un record. Forse troppo intellettuale, troppo di nicchia e poco commerciale ma un film importante per il decennio, sicuramente uno dei punti chiave del cinema americano di quegli anni, ma oggi è praticamente dimenticato dai palinsesti italiani. Il ruolo della Bancroft doveva andare a Audrey Hepburn, ma lei sì ex ballerina rifiutò, aveva ormai praticamente chiuso con il cinema. Peccato sarebbe tornata a recitare con la MacLaine dopo "The Children's Hour" del '61, probabilmente avrebbe regalato al cinema un'altra figura indimenticabile, chissà forse malinconica e triste come la sua splendida Marian in "Robin And Marian".

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