E' come se fosse, metafora idiota forse, che Herbie Hancock guidi (per la prima volta, per giunta) un aereo con a bordo i passeggeri Dexter Gordon (sax tenore), Freddie Hubbard (tromba), Butch Warren (contrabbasso) e Billy Higgins (batteria). Essi sono guidati dal pilota, dal suo pianoforte, ma sono liberi di muoversi come vogliono all'interno dell'aereo, all'interno delle strutture di Hancock.  Strano velivolo, quello dove i passeggeri si possono alzare e andare più o meno dove vogliono! Si vede che il pilota ha fiducia in loro, sa che non andranno dove non devono.

Emozionante, concreto, esuberante il personale tragitto di Gordon in "Watermelon Man", tinte gospel su un blues modificato, quanto personale e melodico è quello su "The Maze". E che dire di Freddie Hubbard? Non so, si vede che le concezioni musicali hancockiane sono quel che fa per lui, dato che sui dischi del pianista dà sempre il meglio di sè! Ancor prima di gareggiare in originalità e fantasia con George Coleman su "Maiden Voyage" (sempre sia lodato), Freddie già qui dà dimostrazione di un'intesa perfetta con Herbie, che raggiunge vette indescrivibili in "Driftin'" (altro brano dal sapore r&b/gospel), "Watermelon Man" (avete capito o no che è un capolavoro?) e soprattutto "The Maze". Quanto estro, quanta personalità, quanta bellezza!  Ma per volare in alta quota, bisogna prima avere solidi basi alle quali affidarsi, e la base Warren/Higgins è più che adatta a questo compito. Due musicisti sottovalutati, sempre al servizio della melodia senza cadere nella banalità. Molto belle in particolare le linee di basso, funky quand'è necessario, walking bass di classe, sintonia ottima con le pelli di Billy. Un esempio? "The Maze" (sempre lei), ascoltate cosa combinano su "The Maze"! Swing canonico e all'improvviso, durante l'assolo di piano, loro due sotto che liberi si muovono, "tienitelo da solo il tempo, Herbie, noi vogliamo libertà", figure ritmiche più spezzate ma melodicissime, un espediente che oltretutto dona ancor più vivacità ad uno dei brani migliori del disco.   Inutile spendere parole sul pilota, sì insomma, su Herbie Hancock: attitudine jazz con rimandi al blues e al gospel, stile peculiare e vulcano di idee. Non sbaglia il primo album da leader, anzi tira fuori, bisogna dirlo senza mezzi termini, un capolavoro, un disco sottovalutato da riscoprire (cioè, perchè non è considerato fra i migliori dischi jazz di sempre? mah!)

E, dopo l'esuberanza di "Driftin'", il gruppo atterra, commuovendosi anche un po', sulle note di una delle più belle composizioni di Mr. Hancock, "Alone And I". Ora è buio, i passeggeri salutano dopo un viaggio memorabile, il lirismo del piano si mescola al sax notturno di Gordon, alla dolcezza di Hubbard...c'è spazio per un po' di introspezione dopo gli scoppi di suoni di "Empty Pockets" e "Three Bags Full", c'è bisogno di un po' di quiete...fino al prossimo decollo.

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