PRIMA PARTE: 360°
Prendo l' occasione di recensire il suddetto per poi, nella seconda parte infilarci un' elegia a Jaki, e nella "nostalghia" del mostruoso rientra anche Czukay, l'uomo di Danzica, che da questi natali si guadagna la medaglia dell' inaspettato. Ciao Holger!

Full Circle è talmente immediato che si sottrae a classificazione, c'è lo scoglionamento colto di gente che ti dà lo scacco matto ancora prima di iniziare a muovere i pezzi. Perchè competere se si è già la Vittoria? Cristallino, un piacere sopraffino ci sovrasta facendoci capire una volta per tutte la differenza tra la sostanza fecale e la cioccolata, e da buoni alchimisti dell' assurdo i tre "disgraziati" non rinunciano a mantenere la linea e abbracciano la sfida della trasformazione per eccellenza... e quanti lingotti vengono fuori, senza usare la macchina di Majorana pergiunta.

Qui i tre sono feroci, spietati, crudeli contro il nulla. Il primo posto è assegnato eternamente proprio per quel loro "non giocare". Musica sospesa tra una sosta per fare rifornimento al tappeto volante e un sandwich di conforto per non convincersi dell' identificazione della levitazione raggiunta. Finalmente un disco (esoterico) per tutti, che anticipa la condivisione svelata del XXI secolo di segreti che prendono aria, spuri da inquisizioni monoteiste. Scherzano pisciando elisir di lunga vita nelle scarpe del camerata, ma la minzione è gialla come il Sole!

Malato di CAN come sono... e 'sto disco non si trovava. Ad inizio 2000 faccio prove di trasferimento a Praga (poi trasloco definitivo) e come operavo in tutti i posti dove sono stato, vado ad una cabina telefonica e prendo dall' elenco telefonico cartaceo (sembra assurdo oggi, eh?) gli indirizzi dei negozi di dischi. Batto la città in funzione di quello e la giro tutta da invasato collezionista. Drogato! Mi ripeto... Consumavo le strade come una prostituta del più infimo bordello in astinenza, alla "recherche" di qualsiasi polverina musicale. L' assuefazione era alle stelle, l' adrenalina della caccia mi trasportava, mi autotelecinesizzavo tra un negozio e l' altro. A I.P. Pavlova (metro C rossa), c'è un klub, discoteca, bar, negozio di dischi, tutto insieme, Radost FX si chiama. Lo tiro fuori dalla vaschetta, o meglio il CD si solleva da solo verso la mia mano, paralizzata dall' apparizione. "Allora esisti..." dissi ad alta voce, e lo accarezzai coccolandolo come un neonato.

È fuori dal tempo, è fuori dal tempo... Astruso nella sua prontezza, estraniante nella sua fluidità. Non ha senso descrivere i pezzi, la musica è lì, approfittatene. C'è mentalità aggregante che non richiede oboli. La chitarra pizzica in noi isole deserte che non conosciamo? Patteggiamo volentieri un bagno in acque infestate da pescecani. Quella tastiera prende per il culo? Sì, prende per il culo, ma come... Il basso è perfetto? Sì, è perfetto. E la batteria? Ancora di più. E Holger Czukay con i suoi trastulli tra pianoforti varî, corni francesi e manopole radiofoniche? Gioca e regala invisibilità. Le trombe ci fanno la pernacchia? Profumata però... La voce ci dice che non abbiamo capito un cazzo? L' impersonale tono non ci offende ma ci esorta ad un fancazzismo trascendente.

Qui succede che l' infettato pensiero del denaro, ormai inculcato, fa si che se dovessimo andare da un eremita che si è ritirato dal mondo la prima domanda che gli porremo sarà: "Where's the Money?" La sorpresa è che i soldi ci sono, e tanti, ma sono invisibili, chiave per pagare entrate mistiche senza spocchie spirituali da quattro soldi. Si gira con banconote di taglio massimo che mondano materialità pur restando con i piedi per terra. Ed il tutto condito con aloni di retrogusti in salsa kecup marca (Karl)Heinz. Insomma da uno Stockhausen-'sti cazzi a un Me cojoni! elettroDUBtomato. E te pare poco...

SECONDA PARTE: "Tempodell'Amore"

I batteristi battono la batteria. Non mi chiedete il come mai Jaki evolve nell' invisibile i colpi... non battendo più. Non so cosa fa ma non batte, trascende pesantemente il reale tangibile. Si sottrae per sparizione ad un' eventuale classifica per connotazioni aliene, soltanto così ci si può giustificare al miracolo cui assistiamo. L' unicità dell' apparizione esclude incontri, sfide, frizioni e si colloca in una sospensione del pensiero, ritmi che fermano i pensieri e ti permettono di cogliere l' immediato.

Alla notizia della morte di Jaki Liebezeit la mia reazione è stata come se fosse morto un amico, un amico che mi è stato sempre vicino e mi ha dato tanto a cui mando un saluto, un "arrivederci".

Come può un uomo non fermarsi mai? Perché è questa l' inquietante constatazione: questo non si ferma! Come può un uomo essere mostruoso al cubo? I suoi compagni di scorribande sonore erano mostruosi e dicevano di lui che era mostruoso... Come si fa a fare pervenire all' orecchio un ritmo ma sul movimento l' occhio non riesce a vederlo? Come quei pochi calciatori che dribblano e tu riesci a vedere solo che un attimo prima era davanti al difensore e poi lo vedi che lui e la palla sono aldilà del difensore e tu non sei riuscito a vedere il passaggio tra il prima e il dopo, neanche al rallenti... È come un atto che si compie ad una velocità inusitata ma che a te risulta verificatosi nell' invisibile immobilità: traslazioni percussive.

Qui siamo in presenza di stati superiori di drummer coscienza.

Dall' infanzia l' esplosione delle bombe è trasformata in rivisitazione dei suoni primordiali della creazione: mistico e ipnotico è il risultato. La morigerata conduzione di vita di Jaki risplende la magnificenza di un battito perfetto in sincronia con l' Universo che bussa ai cancelli del Paradiso aprendoli. E per sempre aleggia la monotona perfezione che ci trasporta uno per uno nei nostri intimi luoghi rarefatti e impersonali a contatto con il nostro battito interiore. Can? He Can! Grazie per il viaggio Jaki, grazie di tutto.

Le verità oggettive sono le colonne dell' anima che sorreggono la nostra vita reale anche se immancabilmente non siamo pronti ad accettarle continuando ad aggrapparci alle nostre fatiscenti illusioni. Ritornato dalla frequentazione del Liber Mundi e appreso la conferma di quello che pensavo da sempre, interpreto con tutta la mia vanità impersonale che: Jaki Liebezeit è il più grande batterista di tutti i tempi! E BASTA!

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