I percorsi che conducono alla conoscenza di un disco o di un artista sono spesso imprevedibili. Un consiglio di un amico, una recensione, un ritornello sentito di sfuggita alla radio. Nel caso di Holly Cole, ne scoprii l'esistenza perchè rimasi affascinato da una sua interpretazione di "Soldier's Things" di Tom Waits (Album: Temptation 1995), sentita a casa di un amico. Maturato l' interesse verso l'artista canadese, ho continuato ad ascoltare i suoi dischi negli anni a seguire. Quindi, benchè non sentissi la mancanza di un disco di standards jazz, ho acquistato volentieri anche il suo ultimo album pubblicato recentemente dalla Trad & Moderne.

Il disco mi ha fatto compagnia per una settimana, soprattutto in macchina sotto la fastidiosa pioggia di questi ultimi giorni. Ma non ha mai varcato la soglia della mia casa e adesso rischia di essere dimenticato per lungo tempo in qualche scomparto della mia vettura. Questo perchè l'album, benchè sia ben suonato e curato sotto ogni profilo, non mi ha mai entusiasmato. La cantante canadese ha davvero una bella voce, i musicisti che l'accompagnano, fra i quali spicca Aaron Davis al piano, fanno puntualmente il loro dovere.
Alcuni episodi, inoltre, sono davvero piacevoli, come il secondo brano "Something Cool" e la ghost track "Mad About A Boy". Si può dire, insomma, che Shade è un album onesto. Può piacere. Ma non fa per me, perchè trovo troppo sottile il confine tra il pop e il jazz che Holly Cole propone. Forse dovrebbe sviluppare maggiormente i propri sforzi in una delle due direzioni, ricercando strade meno sicure, ma di certo più affascinanti.

Viste le sue doti vocali credo che un maggiore coraggio artistico verrebbe premiato. Per ora abbiamo un disco senza infamia, senza lode. 

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