Terrore e Sottomissione

Parole terribili e attuali

La Croce ci si staglia davanti: il principio e la creazione, l’origine dello spazio-tempo. Avvinghiato c’è lui: il Serpente.

Gli sono cresciute due braccia, si aggrappa al legno in maniera irriverente e ci sfida con lo sguardo, le forze vitali che lo dominano si sono destate: possono portare saggezza e cura, un nuovo caduceo donato all’uomo, oppure la distruzione e la morte velenosa.

Gli Holy Terror ci narrano la seconda eventualità e con gli strumenti dai poteri elettrici e distorti si fanno cantori della forza distruttiva. Colate metalliche e frastuoni sibilanti, spinti in cavalcate rapide lungo il muro del suono, ci travolgono. Il grezzo e ruvido rumore di chi ha perso le certezze e corre impazzito senza più badare a nulla. Il metal anni ottanta proiettato in un vicolo cieco verso la morte, accarezza per un attimo il thrash, all’epoca forza dirompente e innovatrice, ma ci sbatte contro e ritorna sui binari tracciati dalla NWOBHM anni prima ed infine deraglia sfracellandosi in mezzo al deserto. Le urla del cantante Keith Deen sono lucide e consce della fine e enfatizzano ogni singola parola, la somiglianza con Martin Walkyer dei Sabbat è a tratti molto marcata, ma gli Holy Terror restano su un piano più disperato, sono la colonna sonora perfetta per i viaggi lungo le strade dell’inferno post-nucleare, o post-pandemico. Probabilmente i Darkthrone apprezzerebbero molto, è proprio la musica che suonano ultimamente.

Sacro Terrore: ci pensi e rimugini mentre con il tuo V8 Interceptor guidi verso il tramonto in cerca di speranza, vedi le carcasse di utilitarie tre cilindri Euro-7 e macchine con motori da lavatrice e batterie esplose, negli specchietti retrovisori c’è sempre Lui. Ti insegue con le grandi ali da pipistrello spiegate, un’ombra enorme, che odia tutto ciò che corre libero sulla Terra, il suo occhio vede ovunque e il suo odio non ha mai fine. Forse riuscirà ad afferrarti o forse no, potrai sfidarlo ancora per un po’ di tempo e guardarlo dritto negli occhi e fargli capire che non piegherai mai il ginocchio, non ti farai incatenare, morirai libero e senza collare comunque vadano gli eventi.

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