Di questi tempi ci vuole un bel po' di coraggio per produrre un album come questo "Don't Stop". Infatti tutto si può dire degli Homerun, tranne che seguano le mode, dato che il loro esordio è una vera e propria mazzata di hard rock (con qualche strizzata d'occhio all'heavy, il che non guasta mai).

Suoni rotondi e pieni, chitarre rabbiosamente in primo piano, una gran voce che graffia e che fa vibrare ogni pezzo. Ascolti al volo l'album e dici "è proprio vero che nessuno sa fare rock come nella west coast", ma poi guardi i credits del cd e vedi che la band è italianissima. A stupire è il suono degli Homerun, un vero e proprio muro che ti prende subito allo stomaco. Vale la pena ricordare che l'album è stato completamente autoprodotto da una band che dimostra da subito una grande maturità.

I riferimenti musicali del sestetto varesino (voce, basso, batteria, due chitarre e tastiere) vanno cercati sicuramente in band come Van Halen e Bon Jovi , per lo meno per quanto riguarda il songwriting. A me piace vederci anche una spruzzatina di Kiss, ma non vorrei esagerare. Se invece parliamo di chitarre (argomento a me sempre molto caro) allora dobbiamo scomodare gente come il little italian virtuoso, soprattutto quello della parentesi al seguito di David Coverdale prima e di Dave Lee Roth poi. Tutto questo non certo per dire che siamo di fronte ad una band che scopiazza a destra e a manca, ma per sottolineare il pantheon musicale di riferimento degli Homerun. Sarà ma a me le ritmiche di quest'album piacciono di brutto: belle piene, potenti, sempre puntuali e mai eccessive e, soprattutto, sempre con i colori giusti per ogni pezzo. Merito anche del basso, che si ritaglia un ruolo di peso in quasi tutti i pezzi senza mai voler strafare.

I miei pezzi preferiti? Di sicuro l'opener, Full Throttle, che ti fa subito capire come gira la musica. E poi, in rigoroso ordine sparso, Baby, Rolling, Don't Stop e I Wanna Rock. L'unica perplessità è per la Nothin' Else, la ballad che chiude l'album: non so cosa, ma c'è qualcosa che non mi convince. Un album che comunque va ascolato per intero e non può certo essere considerato come un insieme di singoli pezzi, come succede ormai sempre più spesso ultimamente.

In definitiva davvero un ottimo album (dal 24 aprile lo potete trovare sul sito della Self distribuzione): per restare in termini debaseriani direi siamo di fronte ad un "quasi 4" (ecco spiegato il mio 3). Ora sono curioso di vedere la band dal vivo dato che i ragazzi in studio hanno dimostrato di saperci fare alla grande. Certo, molto probabile che un disco così venga ascoltato più all'estero che da noi, ma viviamo in un periodo di villaggio globale o no? Rock & Roll!

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