I siciliani Homunculus Res dimostrano di essere uno dei nomi più interessanti dell’attuale prog italiano. A differenza di molti gruppi nostrani – pur validi - di questo genere che si rifanno ai classici modelli del passato – dai vari Pfm, Banco del Mutuo Soccorso, Museo Rosenbach, Il Balletto di Bronzo etc. – gli Homunculus Res guardano invece ad una delle formazioni più creative ed originali del nostro panorama musicale dell’epoca come i grandi Picchio Dal Pozzo: non è così un caso che troviamo fra gli ospiti Aldo De Scalzi, uno dei membri storici del gruppo ligure. I Picchio Dal Pozzo si rifacevano al cosiddetto Canterbury Sound, un filone fecondo e inesaurabile del progressive britannico che ci ha donato delle band straordinarie come i Soft Machine, i Caravan, gli Hatfield & The North, i National Health solo per citarne qualcuna. E certo non mancano riferimenti al Canterbury nella musica dei nostri.

Nati nel 2010 per merito del bassista Dario D’Alessandro, gli Homunculus Res hanno alle spalle un buon esordio come “Limiti all’eguaglianza della Parte con il Tutto” (2013). Il nuovo disco, intitolato “Come si diventa ciò che si era”, esce per un’etichetta di assoluto rilievo come la AltrOck Productions che ha in catalogo nomi del calibro di Yugen e Rational Diet: si tratta di una sorta di concept ambientato in un ospedale civico. Fra i collaboratori troviamo nomi di tutto rispetto come il citato Aldo De Scalzi, David Newhouse (The Muffins), Alco Frisbass, Regal Worm, Wyatt Moss-Wellington e Paolo “Ske” Botta (Yugen, Not A Good Sign).

Musicalmente siamo dalle parti, come si accennava, del Canterbury Sound ma si possono trovare anche elementi RIO e Jazz-Rock: le tracce sono spesso brevi e stralunate mentre l’interplay fra i musicisti è perfetto: decisamente il gruppo dimostra di aver raggiunto un alto livello di coesione e maturità. Non c’è mai un attimo di noia anche se, inevitabilmente, in realtà non c’è nulla di nuovo in canzoni frizzanti come “Operazione Simpatia”, “Doppiofondo del Barile” e l’irresistibile “Vesica Piscis” con echi degli Hatfield & The North. Le sonorità dell’organo di Davide Di Giovanni sono perfette nel loro essere tipicamente retrò. “Dogface reprise” è un chiaro omaggio al grande Robert Wyatt in cui vengono riproposti i suoi tipici vocalizzi. Nella quinta traccia “Opodeldoc”, carratterizzata da vertiginosi cambi di tempo, troviamo fra gli ospiti Paolo “Ske” Botta degli Yugen alle tastiere. Altrove le atmosfere sono più leggere come in “La felicità”. In “Belacqua” ci sento gli Henry Cow e i Muffins (non a caso è protagonista al sassofono e al clarinetto David Newhouse!) mentre la lunga “Ospedale Civico” è indubbiamente il pezzo forte del disco: lungo i suoi 18 minuti di durata gli Homunculus Res dimostrano tutta la loro perizia strumentale: la musica è godibilissima pur nella sua frammentarietà fatta di tempi dispari anche perchè il gruppo siciliano non dimentica mai la melodia, una delle componenti essenziali del loro sound. Chiudono la brevissima e bislacca “Paum/” e la strumentale “Schermaglie”.

“Come si diventa ciò che si era” è sicuramente un ottimo disco che conferma l’ispirazione degli Homunculus Res: forse l’unico punto debole sono le voci a lungo andare monotone ma questo non inficia certo il valore complessivo della loro musica.

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