Per sfuggire alla polizia, una ballerina legata alla malavita accetta un lavoro inaspettato: fare da consulente a un timido glottologo sullo slang dei bassifondi.

Una delle commedie più originali e scintillanti della Hollywood classica, scritta da quel geniaccio di Billy Wilder (con un occhio alla fiaba di Biancaneve) e diretta da un Howard Hawks al massimo della forma.

Se Colpo di fulmine fosse un vino, diremmo che è un Hawks d’annata (siamo nel 1941). Ma non è un vino vero e proprio… è champagne.

Si tratta di una commedia frizzante e guascona, disincantata, leggera, sorretta da un piglio e da un brio, a tratti irresistibili.

Il quarantenne Gary Cooper (Biancaneve) è ormai da quattro anni alle prese con la stesura di un’enciclopedia, coadiuvato dai suoi sette collaboratori (i nani) al servizio di una fondazione culturale.

Nella loro vita, come accennato poc’anzi, irrompe Katherine O'Shea (ovvero, il principe azzurro, la favolosa Barbara Stanwyck) la pupa del boss Joe Lilac, soprannominata Sugarpuss. È un’avvenente ballerina del varietà e, per caso, conosce il nostro, Bertram Potts (Potty) il prof, un timido ed impacciato glottologo, ammaliato in realtà più dall’incalzante slang dei bassifondi della bella, che dalla bella stessa (perlomeno finchè non faranno yum-yum).

La pupa stravolgerà completamente la vita di Potts e degli altri studiosi, una banda di vegliardi antichi ma ancora monelli e vivaci, pronti fin da subito a farsi in quattro (x 7 = 28) per lei, pur di averla semplicemente accanto.

La sequela di gag, battute, situazioni è incalcolabile ed incalzante. I “nani” sono adorabili e formidabili. Lo stesso Cooper, in un ruolo comico, poco consono alle sue caratteristiche, se la cava egregiamente. La Stanwyck, dal canto suo, è talmente prorompente e sfacciata da far sua ogni scena in cui è presente, interpretando una figura femminile moderna, totalmente fuori dagli schemi.

Il film è diretto da un volpone della commedia, uno dei più grandi cineasti di ogni epoca, con mano ferma e tecnica sopraffina. Dal piano sequenza al contro-campo è semplicemente una lezione di cinema, un classico appunto.

Visto ieri sera, su pellicola, ad una rassegna al Palazzo delle Esposizioni a Roma.

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