Anche quando all’orrore cosmico si viene iniziati all’età di 13 anni, ordinando tramite posta e del tutto casualmente un libro solo perché la copertina sembra una figata pazzesca, posso assicurarvi che si finisce ugualmente risucchiati in un vortice dal quale è quasi impossibile uscire. In una frase ho sintetizzato come sono arrivato a conoscere Howard Phillips Lovecraft: forse il più geniale fra gli scrittori del XX secolo in materia di letteratura orrorifica. Mi è bastato ordinare “Storie agghiaccianti” in terza media e spendere la sommetta di Lire 6900. Basta: finita l’ultima pagina, ero già completamente rapito.

Gianni Pilo cura questa raccolta (molto) essenziale e stringata, ma a mio modesto giudizio più che efficace ed in grado di toccare già a partire da questi 21 racconti i recessi più reconditi ed oscuri dell’anima, con quello stile adrenalinico in grado far accapponare senza mezzi termini la pelle del lettore. La superba maestria dell’autore riesce a coinvolgere in pieno chi viene trasportato nella bizzarra e occulta visione del mondo e dell’universo di Lovecraft. Nessuno prima di lui forse era riuscito a trasportare chi legge in una dimensione così claustrofobica e spaventosa: c’era stato Poe, è vero, ma il suo era un tipo di orrore molto diverso, forse meno “diretto”, se riuscite a capire ciò che intendo dire.

Certo, in “Storie agghiaccianti” mancano i capitoli essenziali del ciclo di Chtulhu (ci sarebbero stati bene Il richiamo di Cthulhu, L’orrore di Dunwich, Le montagne della follia…); mancano i tratti salienti dell’alter-ego di Lovecraft – Randolph Carter - (non sono presenti La dichiarazione di Randolph Carter, La ricerca onirica dello Sconosciuto Kadath…); mancano i più pittoreschi paesaggi del periodo di influenza “Dunsanyana” (La città senza nome, per citarne uno); mancano alcuni esemplificanti racconti riguardanti le inquietanti divinità del rivoltante pantheon cosmico (Azathoth, Nyarlathotep, Shub ziggurat, Yog Sothoth, Dagon…ecc.) e potrei continuare a citare vari capolavori che avrebbero potuto inserirsi facilmente in questo volumetto, ma in tal caso sarebbe stato ben più lungo delle 318 pagine di cui è composto.

A dire il vero, come introduzione a questo peculiare scrittore, “Storie agghiaccianti” non è affatto male. Se da un lato lascia perplessi il fatto che sia stato inserito nella raccolta un racconto dal finale abbastanza fiacco come Medusa, dall’altro La Maledizione di Yig, piuttosto che Il Cane o Aria Fredda sono un ottimo biglietto da visita per chi si volesse avventurare nel tenebroso antro di Providence e dintorni. Vengono infatti delineati a grandi linee i concetti salienti della letteratura Lovecraftiana come il New England immaginario (Arkham, Miscantonic Univesrity ecc.) e un (ahimé soltanto) lieve accenno all’orrore cosmico tanto caro all’autore (l’ottimo Da altrove).

Come non farsi catturare quindi dal necrofilo e stantio odore di morte de La Tomba? Come non rimanere colpiti dal grottesco e darwiniano finale delle Vicende riguardanti lo scomparso Arthur Jermyn e la sua famiglia? Per non parlare dell’agghiacciante Herbert West, rianimatore, uno dei punti più alti dell’inventiva del mago di Providence. E su questa linea mi sento di citare anche L’esumazione, La paura in agguato, L’orrore nel cimitero. Genio puro, oso sbilanciarmi.

Questo volume fa venir voglia di approfondire Lovecraft, come difatti feci anche io a suo tempo: procurarsi tutta l’opera completa è il passo successivo, cosa che feci quando fui un po’ più grandicello ed iniziai ad avere nozioni letterarie più sviluppate rispetto all’entusiastico “fico” dei miei commenti adolescenziali. Io, ogni anno, non potendo leggermi purtroppo l’intera produzione di Lovecraft, una lettura a questo ottimo volume gliela do. Consigliato assolutamente a chi ancora non lo conosce e vuole farsi un’idea dell’autore, in sintesi uno spunto più che eccelso.

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