Ritorna Studi Lovecraftiani, una rivista imperdibile per i seguaci del Solitario di Providence che riesce sempre a presentare materiale stimolante. In questo numero 17 troviamo poi una vera e propria chicca che rende imperdibile questa uscita ovvero La lente lunare (The Moon-Lens), un racconto inedito in Italia del grande maestro dell’horror Ramsey Campbell. Si tratta di una storia “lovecraftiana” proveniente dalla leggendaria antologia The Inhabitan Of The Lake And Less Welcome Tenents pubblicata dalla mitica e mitologica Arkham House di August Derleth nel 1964. In effetti all’inizio della carriera Campbell era un grande fan di Lovecraft – passione che ha in realtà ha sempre mantenuto come dimostra l’ottimo romanzo La rivelazione di Glaa’ki – tanto che ancora giovanissimo sottopose a Derleth alcuni racconti nello stile e con la stessa ambientazione geografica di HPL. Derleth gli suggerì allora di creare una nuova ambientazione e così lui fece. Nacque la Severn Valley con le cittadine immaginarie di Brichester, Goatswood, Temphill, Severnford, Clotton e Camside. In La lente lunare troviamo proprio Brichester e Goatswood. L’incauto protagonista, dopo aver perso il treno per Brichester, si trova ad alloggiare, suo malgrado, proprio a Goatswood, una desolata cittadina in cui si annida Shub Niggurath, il Capro dai Mille Cuccioli. Si tratta di una storia ricca di suspense che farà la gioia dei fans sia di Campbell che di Lovecraft. E sulla natura di Shub-Niggurath all’interno del canone “lovecraftiano” troviamo un interessante saggio di Valentina Sirangelo che analizza proprio La lente lunare, racconto in cui, secondo l’autrice, viene confermata “la rilevanza dell’archetipo Luna nella conformazione di tale divinità’”.

Molto interessante è sicuramente il saggio di Riccardo Rosati Sul pensiero politico di HPL che analizza il libro di Massimo Spiga Cthulhu & Rivoluzione. Il pensiero politico del Solitario di Providence. Lovecraft era fondamentalmente un conservatore e lo rimase tutta la vita e in questo concordo con Riccardo Rosati. Lovecraft era, come tutti, figlio dei suoi tempi per cui certe sue posizioni vanno contestualizzate e oggi non sono più attuali. Sicuramente molte sue idee sono scomode per certa critica “buonista” e, purtroppo, hanno portato ultimamente ad una campagna denigratoria nei suoi confronti tanto che è stata rimossa la sua statua dal premio del World Fantasy Award. Bollare Lovecraft come “un razzista” come mi è capitato di leggere credo sia un giudizio rozzo e pieno di stupidi pregiudizi che rivela solo ignoranza. E come dimenticare i giudizi sprezzanti nei suoi confronti di Ursula Le Guin o il disagio provato dalla Kij Johnson che pure ammira la sua narrativa? Lo scrittore di Providence sentiva la decadenza dei suoi tempi tanto che ammirava un testo come Il tramonto dell’occidente di Oswald Spengler. È chiaro che Spengler ha influenzato fortemente un pensatore come Evola anche se accostare il pensiero di HPL a quello del filosofo tradizionalista italiano come fa Rosati – e, in passato, De Turris e Fusco - mi sembra un po’ una forzatura. Ma tuttavia al giorno d’oggi HPL sarebbe molto probabilmente un nemico della globalizzazione, forse un rossobruno e un anticapitalista. Il fatto che la sua figura continui, al giorno d’oggi, a dividere così tanto significa solo che è stato un grande.

Queste considerazioni mi hanno rubato un po’ di spazio ma devo dire che anche gli altri interventi sono molto approfonditi e sono caratterizzati da un approccio non banale. È il caso dell’articolo di Stefano Lazzarin Il volto velato. Iperbole e reticenza in Howard Phillips Lovecraft dove vengono messe in luce le sue tecniche narrative pregne di un orrore cumulativo paragonabile a “un sogno di Piranesi”. Buono anche l’intervento di Miranda Gurzo Lovecraft tra profezia e Apocalisse in cui si argomenta come la poderosa mitologia di Cthulhu sia il simbolo della crisi della nostra civiltà. Il sempre bravo Renzo Giorgetti in Lovecraft e i sogni lucidi si addentra nel suo mondo onirico, una delle sue maggiori fonti di ispirazione mentre Eileen McNamara analizza Beyond The Wall Of Sleep, appartenente alla prima fase della sua produzione. Luigi Catelli Arlini ci introduce invece, nel suo Delirio ed afasia: l’esplosione del linguaggio nella narrativa lovecraftiana, a un’attenta disamina delle origini della sua particolare prosa. Possiamo poi leggere Il ritorno dell’Errante, un poema, inedito nel nostro paese, scritto da Lovecraft nel 1937 per il suo corrispondente Wilson Sheperd e La maschera di H.P. Lovecraft, un racconto di Cesare Buttaboni.

Disponibile presso il sito della Dagon Press al seguente link http://studilovecraftiani.blogspot.com/ o su Amazon e Lulu.

Studi Lovecraftiani 17 – Dagon Press – Estate 2019 – 137 pagine -

Carico i commenti... con calma