Nonostante le uscite non sempre regolari spesso facciano temere la sua definitiva chiusura, ecco finalmente disponibile il numero 21 di Studi Lovecraftiani, la rivista dedicata al culto del leggendario H.P. Lovecraft curata dal grande Pietro Guarriello. Studi Lovecraftiani si rivolge a quello zoccolo durissimo (in effetti la maggior parte dei lettori non va purtroppo oltre i racconti) formato da lettori, collezionisti e appassionati interessati ad approfondire, attraverso la lettura di articoli e saggi sugli argomenti più disparati, l’Universo lovecraftiano. E proprio ai collezionisti si rivolge il primo articolo scritto da Pietro Guarriello (pezzo forte di questo numero) intitolato Collezionare Lovecraft: guida alle rarità bibliografiche. Credo che il seguace di Lovecraft, leggendo la descrizione delle pepite suggerite dal buon Guarriello, abbia la possibilità di sbizzarrirsi e di mettersi alla caccia di queste rarità. Ovviamente i volumi della Arkham House di August Derleth e Donald Wandrei (grazie ai quali è stata divulgata l’opera letteraria del Maestro di Providence) sono fra quelli più ricercati come il mitico The Outsider And Others del 1939 (primo tentativo di pubblicare Lovecraft in modo professionale) con la copertina opera di Virgil Finlay. In maniera sorprendente all’epoca il volume non vendette bene ma oggi è considerato dai collezionisti una sorta di Sacro Graal.

Sicuramente interessante è il successivo articolo di Mauro Canali Il ruolo della musica nella letteratura di H.P. Lovecraft. Come noto HPL ebbe un rapporto controverso con la musica tuttavia nei suoi racconti, come ci mostra con passione e competenza Canali, possiamo trovare numerosi rimandi all’universo musicale. Ognuno ha la propria colonna sonora ideale dei racconti di Lovecraft (numerosi sono gli artisti che lo hanno citato nei generi più diversi come psichedelia, progressive, metal ed elettronica): personalmente credo che, pur non citandolo, i tedeschi Amon Düül II in Phallus Dei si siano molto avvicinati alla sua estetica (mentre invece sempre i crucchi Necronomicon, altro gruppo anni ‘70 di Krautrock, lo citano esplicitamente).

Molto intrigante è poi l’intervento di Marc Weller che ci parla degli pseudobiblia scritti da Sutter Cane, lo scrittore (un personaggio a metà fra Lovecraft e Stephen King) protagonista del film di culto Il seme della follia di John Carpenter. A suo modo divertente è l’approfondimento che Roberto Del Piano (personaggio particolare, jazzista e cultore di letteratura weird!) dedica al libro di Jean Robin Lovecraft et le secret des adorateurs du serpent di cui mi aveva parlato in privato con un certo scetticismo misto a curiosità. Si tratta, a dire il vero, di un testo che è eufemistico definire folle. Bisogna diffidare di questa anedottica riferita a Lovecraft in cui vengono mischiate sette segrete, Atlantide, il filosofo della tradizione René Guénon, Carlos Castaneda e altra paccottiglia assortita. Tra l’altro Jean Robin usa, come fonti delle sue bizzarre tesi (in cui Abdul Alhazred sarebbe un personaggio davvero esistito), alcuni racconti di August Derleth: già questo costituisce un elemento negativo nel giudizio del suo libro. In questo numero 21 troviamo inoltre la seconda parte dell’articolo dedicato da Umberto Sisia “sull’astrazione della corporeità nella narrativa di H.P. Lovecraft” e una dettagliata recensione sulla biografia di S.T. Joshi Io sono Providence pubblicata finalmente anche in Italia in 3 volumi dalla Providence Press. Di Lovecraft ci vengono proposte le Note per l’abbraccio di Medusa (collaborazione con Zelia Bishop) e la poesia A Pan.

La chiusura è affidata a 2 racconti: La mia stirpre oscura di Jari Padoan si avvale dell’ambientazione italiana (nello specifico veneta) ed inserisce una nuova divinità nel pantheon dei Miti di Cthulhu ovvero Zagothoth. La villa Lorenzoni del racconto, molto gotica e sinistra, più che Lovecraft ricorda Il crollo della Casa Usher di Poe ma poi la storia diventa lovecraftiana. Mondo antico di Riccardo Lana narra invece di come il protagonista scovi, in un polveroso negozietto di antiquariato, il celeberrimo Necronomicon: il famigerato tomo gli mostrerà visioni apocalittiche. In conclusione questo numero di Studi Lovecraftiani è ancora una volta imperdibile per gli zoccoloduristi del Solitario di Providence.


Carico i commenti... con calma