La storia dei Ribelli si sviluppa e si concentra intorno alla figura di Demetrio Stratos, cantante straordinario dalle qualità vocali note un po a tutti. Anticipatore di un epoca, famoso per alcuni dischi che hanno fatto la storia sia da solista che con gli Area, fu una boccata d'aria fresca per un periodo musicale che vedeva sbucare gruppi da ogni lato del paese. Ciò che portò il suo nome alla leggenda fu l'uso della voce come uno strumento musicale. Un concetto più volte pensato ma difficilmente portato ad un livello di intensità tale, al punto da diventare l'elemento portante al posto dei piu consoni strumenti musicali.
Oltre alle notevoli doti innate, importanti studi contribuirono alla formazione di quella che oggi è identificabile come 'The Voice', una sorta di parallelismo con un Frank Sinatra d'annata. Ma se Stratos è il valore aggiunto per eccellenza, c'è anche la storia di un gruppo musicale che si interseca con la sua carriera. Molti penseranno agli Area, ma non tutti ricordano I Ribelli, gruppo musicale formatosi nella fine degli anni 50 e inizialmente accompagnatore di Celentano.
Fu proprio Celentano a scoprire questi ragazzi e a farli suoi, formandone un complesso accompagnatore anche piuttosto all'avanguardia per l'epoca. Si trattava di Gianni Dell'Aglio, soprannominato 'cocaina', Nando De Luca, Gino Santercole (proveniente dai Califfi) e Domenico Pasquadibisceglie. Il periodo che va dal 60' al 65' vide in questo complesso soltanto un scenario secondaria, offuscati dal talento di Celentano non solo come showman, ma anche come furbo uomo-marketing. E fu il Clan Celentano che, nonostante varie polemiche gia in atto con Don Backy, si prese la briga di far suoi questi ragazzi, fino a quando, con l'aggiunta del valore aggiunto poco prima mensionato, decisero di mettersi in proprio, ottenendo un successo discografico discreto nonostante il solo album pubblicato.
Si trattava dell'omonino disco, 'I Ribelli', datato 1968, annata non di poco conto. Alcuni buoni singoli erano già andati a segno, ma sarebbe tempo perso parlarne, perchè dopotutto, questo disco può essere inteso come una raccolta di singoli già pubblicati più qualche inedito, ma ciò nonostante passò alla storia, attraverso canzoni di facile presa e un beat qualitativamente avanti agli altri gruppi dell'epoca, quali possiamo ricordare i Camaleonti oppure i Romans, prima della loro svolta pop melodica della decade successiva. Oltre alla voce di Stratos, che chiunque avrebbe voluto dalla sua, il gruppo si avvaleva di una dote collettiva strumentale che per l'epoca sembrava essere davvero all'avanguardia, e basta poco per capirlo.
Molte le cover di brani inglesi tradotti, di cui l'opener 'Come Sempre', simpatico ma intenso intrattenimento, ma nulla in confronto alla successiva 'Chi mi aiuterà', traduzione di 'You Keep Me Hangin'On', incisa dalle The Supremes di Diana Ross e rielaborata in chiave psichedelica anni dopo dai Vanilla Fudge di Carmine Appice. Canzone fantastica, nella quale le doti di Demetrio la fanno da padrona, atmosfera quasi suggestiva. Il Lato A si chiude un trio di brani senza infamia e senza lode ('Un posto al sole', 'Un giorno se ne va', 'Baby è un abitudine'). L'altro lato ci offre invece il meglio che i Ribelli in quel breve frangente discografico hanno saputo offrirci, ovvero il loro brano piu famoso. Si tratta di 'Pugni Chiusi', dotato di un testo suggestivo con la tremante voce di Stratos, che evoca sensazioni di abbandono e di delusione (Pugni chiusi, non ho più speranze/ in me c'è la notte più nera). Canzone che in un modo o nell'altra fu tramandata ai posteri, testimone di un cantante ma non solo, anche di un gruppo che è ingiusto dimenticare. Il disco continua attraverso quello che mi piace identificare come 'beat moderno', in quando notevolemente meno datato all'orecchio dell'ascoltatore moderno rispetto a quello di altri gruppi. Ed è il turno di 'Nel sole, nel vento, nel sorriso e nel pianto', scritta dalla coppia Mogol-Battisti e reinterpretata magistralmente dalla voce senza limiti di Stratos, in cui la carica e la forza del cantante si fa sentire, dando inevitabilmente quel qualcosa in più rispetto alla tradizionale versione. Alcuni riempitivi di troppo forse, ma da annotare la bella cover di 'Dalilah' di Tom Jones, che diventa in italiano 'La nostra favola'.
Un disco da non perdere poichè resta ancora oggi un tassello fondamentale della storia della canzone Italiana, ma non solo per i Ribelli in se, ma anche per quella che si può definire la nascita di un mito, quale è stato Demetrio Stratos, colpevole forse solo di averci lasciato troppo presto. Quello che sarebbe venuto sarebbe divenuto storia comunque, ma le origini sono sempre le origini.
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