Dal momento che m'ero sbattuto per andarmelo a vedere a Parigi, a maggior ragione mi è sembrato opportuno sbattermi per andarmi a vedere Ian Hunter a Milano. In più suonava pure con la band mentre l'altra volta era un set semi acustico, quindi ero abbastanza cuntent. Ognuno ha i suoi miti cui tributare omaggi di svariata natura.
Sono stato in ogni modo cuntent anche del concerto di Gianni, per quanto iniziato solo dopo la fine della partita di calcio, religiosamente trasmessa sui maxischermi dell'Alcatraz: strani riti questi italici, avrà pensato il nostro, relegato nel camerino intanto che uomini in maglietta e braghette gli rubavano lo stage.
Almeno abbiamo evitato il gruppo di spalla. Per fortuna abbiamo evitato i supplementari.
Il concerto è partito (neanche troppo tirato a dire il vero) con "Once bitten..." ed è filato via liscio e divertente. In scaletta pezzi nuovi (The great escape, Flowers, Man Overboard) che - essendo belli - reggono tranquillamente il mix con i pezzi d'antan, belle versioni (Angeline, All the way from memphis) e anche la cover di spessore (Sweet Jane) per tirare un po' su il morale a metà show, prima di spostarsi al piano e tirare dritto fino alla fine. La band è brava e affiatata e specialmente il chitarrista solista, tal Mark Bosch, s'è dato da fare, aiutato anche dal mixaggio che priveligiava la sua Gibson rispetto alle tastiere di Andy Burton, a quello che suonava James Mastro (chitarra o mandolino) e anche al basso di Paul Page. Il batterista (Steve Holley) non ha mai piantato troppo casino ma si vede che a Ian va bene così.
In realtà è stata proprio quest'atmosfera di mestiere+moderazione, perfettamente attagliata alla mise panciotto & cravatta del leggendario, occhialuto frontman che alla fine mi ha lasciato un pochino perplesso... non è che mi aspettassi che si rotolassero per terra e anzi per l'età che c'ha il signor Cacciatori (mamma mia, ci farei la firma ad arrivare a settant'anni e a essere così in forma! anche fisicamente, era più magro lui del suo chitarrista!) s'è mosso più che bene, ma un filo di verve in più non mi sarebbe dispiaciuta, in fondo era pure la prima volta che si esibiva da solista in Italia...O anche solo qualche altro pezzo da novanta in scaletta, toh!
Eh va be', si vede che il Bel Paese - pure senza sole e tutto bagnato com'era mercoledì - non lo attizza più di tanto! O si vede che per far contento il pubblico di vecchietti (me compreso) che lo va a vedere quel che s'è fatto è più che sufficiente. E Gianni - da vecchio volpone qual è - lo sa.
Lontano tutti gli anni luce che son passati dall'atmosfera leggandariamente incendiaria di "Welcome to the club" è stato comunque uno show più che dignitoso, confermando almeno alle mie orecchie che Ian Hunter è veramente il Signor Rock'n'roll e mi spiace per tutti quelli che non lo sanno, perché una musica così bella e rotonda e meravigliosamente piacevole la fa solo lui... E una nota di merito pure per la voce del nost amis Giuan, che anche se l'ha tradito un paio di volte un altro paio di volte l'ha riscattato egregiamente e si è dimostrata decisamente buona, sicuramente meglio di quella che esibisce a volte - che so - un Lou Reed.
Se torna da queste parti, ci torno pure io a sentirlo.
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