Mai giudicare un musicista dalla sua anagrafe.
Mi sveglio lunedi' con due pensieri per la testa:
1) Oggi e' il mio giorno libero e posso cazzeggiare.
2) Stasera suonano Iggy Pop e gli Stooges e sti stronzi di giapponesi hanno venduto TUTTI i biglietti in prevendita! NON E' POSSIBILE!
Visto che io e il mio amico Matteo siamo entrambi del partito di San Tommaso, ci avventuriamo verso lo Shibuya AX, sicuri di rovinarci il fegato sia per il tempo inclemente (pioggia e vento con temperatura intorno ai 5 gradi), che per i prezzi inaccessibili dei bagarini (sempre che ci siano qui a Tokyo). Ma anche la giornata piu' sfigata puo' riservare alla fine qualche gioia. Difatti, appena arrivati scopriamo che ci sono ancora biglietti in vendita. Come folgorati sulla via di Damasco ci catapultiamo increduli verso la biglietteria e acquistiamo sorridenti.
Attendendo l'apertura cancelli (ore 18) vediamo sfilare una tipologia di personaggi notevoli: dal rockabilly sbronzo che inveisce con la security, al punk attempato con tanto di bambino in carrozzella al seguito, al biker borchiato, fino al fan trendy nipponico, tanto maniacalmente retro' da far venire prurito alle mani. Rimango piacevolmente colpito dalla presenza di signori giapponesi di mezza eta' palesemente appena usciti dall'ufficio e ancora in giacca e cravatta. Non penso che in Europa possa succedere lo stesso.
All'interno, sul palco, ci accoglie una bella bandiera americana con su scritto: Welcome, good evening and fuck you."Bene, mo me lo segno" come diceva Troisi.
Poi in perfetto orario, e senza entrate a base di fuochi d'artificio, i nostri imbracciano gli strumenti e partono senza dire una parola con Loose. Improvvisamente il tempo si ferma e sembra di essere ritornati al 1970, stesso identico sound di Funhouse, mi sembra impossibile che riescano ancora a suonare cosi'. Naturalmente Iggy e' il polo di attrazione dello spettacolo: si dimena, urla come un invasato, si produce in selvaggio stage diving sulle prime file attonite, mima coiti immaginari su una torre di Marshall, lancia aste del microfono ovunque, rischiando di centrare Ron Asheton. Nella prima mezz'ora, in cui vengono suonate Loose, Down on the street, I wanna be your dog, TV Eye, il locale si trasforma in una bolgia infernale, e la temperatura raggiunge livelli da sauna, tanto che Iggy sbraita per far aprire le porte.
La scaletta comprende quasi tutto il primo disco e per intero Funhouse, con tanto di sassofonista. La sua entrata inattesa alla fine di 1970, manda in delirio i presenti, e me soprattutto. L'apice del concerto e' a mio avviso l'improvvisazione selvaggia di L.A. Blues, di cui mi rimarra' per sempre l'immagine di Iggy che, scosso da tremiti, urla: "I'm fucking freakin' out!"
Dopo un ora e mezza, e dopo il bis di I wanna be your dog, le luci si accendono e senza troppo attendere, io e Matteo ci ritroviamo fuori sotto il cielo plumbeo di Tokyo, spossati e increduli di fronte a tanta energia. Guardo molti dei presenti uscire rinfrancati nello spirito e nel corpo, sicuri che i miracoli in campo musicale possono accadere e che l'anagrafe puo' essere a volte solo un numero su un documento. Concludo invitando tutti quelli che possono di andarli a vedere il 10 luglio a Torino. Vi assicuro che guarderete con occhio diverso alla vostra collezione di dischi e qualche vostro cd fara' un bel volo dalla finestra.
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