"La Sagra della Primavera" di Igor F. Stravinskij è uno dei capolavori mondiali della musica classica, nonché un manifesto della cultura musicale contemporanea. Il balletto venne presentato nell'ormai lontano 29 maggio del 1913, scatenando un vero putiferio già durante l'esecuzione della "prima". Questi "quadri della Russia pagana", come ebbe a definirli lo stesso autore, rappresentano una delle svolte nell'orizzonte musicale occidentale; un'opera i cui contenuti e linguaggi altamente espressivi ed innovativi influenzarono l'intera generazione di compositori a venire: le orchestre, le interpretazioni, le forme e formule espressive non sarebbero mai più state le stesse.

La "Sagra" è uno dei primissimi lavori del giovane Stravinskij, che, se aveva ben studiato la lezione dei Glinka, Korsakov, Mussorgsky, i grandi compositori russi che per primi avevano saccheggiato la tradizione musicale popolare russa, si preparava, d'altro canto, ad istruire Copland, Gershwin e Schönberg, che di lì a pochi anni faranno tesoro dei suoi fondamentali insegnamenti. Tale fu la portata rivoluzionaria di questo straordinario esperimento. Ma passiamo ad analizzare l'opera da vicino, nei suoi tratti principali.

La scelta avanguardistica di inserire dissonanze ed inediti intrecci tra strumenti tonali e percussioni è uno degli aspetti più noti e visitati dalla critica. Sorprendente è ancora l'uso spregiudicato dei "crescendo" e delle accelerazioni, oppure, al contrario, delle pause e delle repentine cesure (su tutte, l'inattesa "caduta" degli ultimi secondi). Quanto alla struttura delle armonie, i temi, a volte melodici, altre veementi ed orgiastici, si rincorrono e sovrappongono per poi scomparire, manifestandosi poi, irriconoscibili, quando ormai il contesto è cambiato. Le melodie creano così delle trame euritmiche uniche ed inconfondibili, un vero e proprio "marchio di fabbrica" dello Stravinskij dei primi anni. Per quanto riguarda le scelte orchestrali, invece, vistoso è l'apporto dei fiati di colore più svariato, dagli ottoni ai fagotti, ai flauti, agli oboe, come anche degli strumenti a corda, fondamentali non solo per il "tappeto" di sfondo. Massiccia è anche la presenza delle percussioni più svariate: triangoli, campane, gong, timpani e tamburi. La numerosa e ridondante orchestra della "Sagra" rimane, infatti, uno degli esempi più grandiosi e stravaganti dell'intera produzione sinfonica a cavallo tra '800 e '900.

L'opera si struttura in due macro-movimenti, distinti, a loro volta, in vari episodi:

Prima parte: L'adorazione della terra

Introduzione
Gli auguri primaverili - danze delle adolescenti
Gioco del rapimento
Danze primaverili
Gioco delle tribù rivali - corteo del saggio -adorazione della terra - il saggio
Danza della terra

Seconda parte: Il sacrificio

Introduzione
Cerchi misteriosi delle adolescenti
Glorificazione dell'Eletta
Evocazione degli antenati
Azione rituale degli antenati
Danza sacrificale dell'Eletta

Come si può facilmente evincere dai nomi delle varie parti, l'azione che le musiche descrivono si svolge durante un rituale pagano di propiziazione. La Primavera, dopo un lungo Inverno, esige il sangue d'una fanciulla per rigenerarsi e tornare a donare vitalità alla stanca e gelida terra russa. Ecco quindi la presenza, nel balletto, di figure come il saggio, le fanciulle danzanti e l'Eletta, destinata ad una triste (ma inevitabile) sorte. Così i tempi e le melodie dell'opera variano relativamente ai vari episodi: da quelli pacati e tenui degli auguri, alle ritmiche tribali delle danze, ai toni drammatici delle evocazioni e dei rituali che preparano il sacrificio. L'uso sapiente dell'orchestra aggiunge inoltre quel senso di mistero e di ancestrale sgomento che s'esalta principalmente grazie ai legni ed alle percussioni. Il valore descrittivo è dunque di fondamentale importanza, tanto che estratti dalla "Sagra" sono spesso utilizzati per accompagnare immagini di cerimoniali religiosi o magici. Attenzione però: di primitivo ed oscuro c'è solo il senso che a volte si percepisce dall'ascolto di alcuni episodi; in realtà, grazie all'attentissimo lavoro di Stravinskij, la varietà dei registri si manifesta anche grazie alle differenti emozioni che l'ascolto provoca, così alle atmosfere più cupe si susseguono (o, genialmente, si sovrappongono) quelle più ariose e gioviali.

Un'opera, per concludere, straordinaria e di non semplice ascolto, ma che, appunto per questo, risulta una volta assimilata doppiamente appagante.

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