Per Diego Banchero, storico bassista e componente del gruppo dark-prog genovese Il Segno del Comando "Tutt’ora Meyrink è un autore che, ciclicamente, torno a leggere. Ogni volta, leggendo i suoi testi, faccio nuove scoperte: aspetti e segreti che si disvelano nel momento in cui la mente è pronta a comprenderli. Solo in quel momento si colgono nella loro “essenza” e si fanno propri. Le sue concezioni esoteriche permettono di assimilare elementi appartenenti alla spiritualità più profonda e, allo stesso tempo. Influenzano il funzionamento pratico nella vita di tutti i giorni. L’insegnamento di Meyrink è una risorsa che permette di ristrutturarsi e di lenire i conflitti, di difendersi da quelle catene che impediscono ad ognuno di noi di vivere un’esistenza meno succube."
E questa volta la sua attenzione si è rivolta a Il Domenicano Bianco, uno dei romanzi "meyrinkiani" più esoterici ed enigmatici. Con questo nuovo disco si chiude idealmente la trilogia de Il Segno del Comando inaugurata da Der Golem e proseguita con Il volto verde. Non è necessario ma credo sia auspicabile leggere il libro per meglio comprendere tutti i potenti riferimenti simbolici di questo nuovo disco. Il romanzo di Meyrink si basa sulla filosofia del Tao, dottrina di cui lo scrittore austriaco era a conoscenza essendo un esperto studioso e praticante di discipline orientali. Il protagonista principale è Cristoforo Colombaia, personaggio mistico, erede di una stirpe che ha seguito, nei secoli, gli insegnamenti del taoismo per raggiungere l’immortalità attraverso “la dissoluzione del cadavere” e “la dissoluzione della spada”. Cristoforo Colombaia, “svegliato” dalla singolare figura del Domenicano bianco – modellata forse sulla setta dei “Monaci bianchi” del Tibet – si propone così di portare a compimento il percorso della sua progenie. Riuscirà infine a raggiungere l’obiettivo attraverso numerose difficoltà: dovrà lottare con la Testa della Medusa” – simbolo della pseudospiritualità moderna – e unirsi, in una sorta di “metafisica del sesso”, con l’elemento femminile rappresentato da Ophelia.
Sin dall'iniziale traccia strumentale "Il libro color Cinabro" entriamo nell'atmosfera esoterica del disco con un organo in grande evidenza. La successiva "La bianca strada" ha un bel feeling in stile Goblin. "Il Domenicano Bianco" mi ha ricordato invece lo stile concitato dell'album Der Golem. "Ofelia" è una bella traccia d'atmosfera e pacata in puro stile prog italiani anni '70. In "La testa di Medusa" un organo chiesastico magniloquente e sontuoso riporta alla mente gli Jacula di Tardo Pede In Magiam Versus. "Il dissolvimento del corpo con la spada" ritorna invece a graffiare con sonorità aggressive acide e malate mentre "Missa Nigra 2023" ripropone un brano molto gotico e inquietante (di circa 8 minuti) del mitico primo album. La conclusiva e strumentale "Solitudine" chiude infine in maniera enigmatica il disco. In definitiva siamo a mio parere di fronte a un discone che reputo allo stesso livello del citato ed eccezionale esordio.
Il Domenicano Bianco è disponibile in tre versioni differenti: CD, Vinile e Limited Edition Boxset. La produzione è stata affidata alla label genovese Nadir Music. La distribuzione fisica è stata affidata a Black Widow Records mentre quella digitale è gestita da Believe.
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