Chris Impellitteri, per chi vive del metal degli anni 80, è una sorta di meteora nel panorama heavy-neo-classical metal. Non che ora sia meno famoso, ma il suo gruppo, nonostante avesse avuto tra le fila questo bravissimo chitarrista, non ha mai raggiunto un successo degno di nota.

Eppure sembra strano: Impellitteri, e il suo gruppo appunto, gli Impellitteri, usavano scrivere canzoni che seguissero la moda di quegli anni. Negli anni 80 spopolava il metal che amiamo definire neo-classico, inaugurato dal maestro svedese Yngwie Malmsteen. In quegli anni ogni chitarrista, puntualmente scoperto da Mike Varney, mecenate dello shredding, faceva il proprio successo con scale minori armoniche e atmosfere che strizzavano l'occhio a Paganini. Il disco in questione è un piccolo riassunto della carriera di questo velocissimo chitarrista e del suo gruppo. Un disco che, al di là dei pochi estimatori dei virtuosismi di Chris, dice pochissimo al panorama metal, neo classico e shred.

“Stand in Line” vede la luce nel 1988 (quindi in pieno boom neo-classico e shred) e inizia con la title track: ritmica abbastanza standard e voce potente e strillata quanto basta. Balzano subito all'orecchio i virtuosismi appariscenti di Impellitteri: caratterizzati da un suono abbastanza bruttino, ricco di delay e echi, i suoi assoli sono proprio ciò che mi aspettavo dotati di spunti presi di peso dalla musica di Malmsteen, ma estremizzati nella velocità. La seguente “Since you've been gone” presenta un andamento più lento, è facile immaginare come sia stato un singolo o un brano scritto apposta per far colpo in radio. Melodico e una ritmica abbastanza ritmata e calma e un assolo che non manca di mettere in mostra virtuosismi e velocità gratuite. “Secret Lover” è abbastanza famosa in ambiente metal. Dotata di standard ritmici e compositivi triti e ritriti, presenta la solita sezione neoclassica sia nelle melodie vocali sia nell'assolo, basato su solite progressioni prese dalle opere di musicisti classici barocchi.

Da qui in seguito sentiremo brani dalla qualità veramente infima. Primo su tutti lo stupro di “Somewhere over the rainbow”. Esclusivamente strumentale, Impellitteri non manca di soffocare tale melodia con solismi inutili. “Tonight I Fly” presenta le medesime ritmiche dei brani precedenti, così come “White & Perfect” . “Leviathan” continua su ritmiche possenti e lente, a richiamare una marcia e Impellitteri ci regala un primo assolo abbastanza lento e melodico per poi rilanciarsi in virtuosismi. “Goodnight & Goodbye” mi sembra già sentita, nello stesso disco. Chiude il disco la strumentale, abbastanza inutile e senza una reale evoluzione se non quella del virtuosismo caratterizzato dai soliti sweeps, dal titolo “Playing with fire”. “Stand in line” si chiude così. Si parla tanto di questo chitarrista e della sua band. Ma quello che manca davvero alla sua band e al suo stile è la presenza di spunti interessanti che hanno reso grandi chitarristi a lui contemporanei, quali Tafolla, Gilbert, Kotzen e Bettencourt.

A fronte della sua tecnica appariscente e apparentemente perfetta, impellitteri e la sua band sono un progetto senza un reale valore stettamente qualitativo, e ne rende adatto l'ascolto solo a chi apprezza veramente i solismi funambolici di Chris Impellitteri.

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