In questi tempi di crisi dilagante, se si vuole ascoltare qualcosa di veramente interessante, bisogna rivolgersi all'underground. Persino un genere come il post-core, che solo fino a 3-4 anni fa sembrava capace di sfornare solo capolavori tali da ridefinire la musica pesante del nuovo millennio, ora sta cominciando a mostrare un po' la corda. Esattamente come per tutte le altre correnti musicali, anche nel post-core cominciano ad affiorare numerosi gruppi-fotocopia che nulla aggiungono a quanto detto in precedenza, ricopiando in maniera piuttosto anonima quanto fatto dai predecessori. Personalmente, poi, non ho nemmeno gradito le ultime prove dei maestri (Neurosis, Isis, Converge ecc.).
Ma fortunatamente c'è ancora qualcuno in grado di dire qualcosa in un panorama tanto desolante, ed è proprio il caso dei qui recensiti Incoming Cerebral Overdrive, formazione italiana (provengono da Pistoia) che esordisce nel 2008 con quest'ottimo "Cerebral Heart", un ottimo compendio di tutto ciò che la scena estrema moderna è riuscita ad offrirci.
Il gruppo si muove sulle coordinate stilistiche che tutti ormai conosciamo (perlomeno chi è appassionato del genere), cioè quelle dei vari Converge (non a caso Kurt Ballou ha prodotto il disco insieme ad Alan Douches), Dillinger Escape Plan, Botch, Unsane e così via. Il suono è potente, nitido e massiccio, e permette appieno di distinguere ogni singolo strumento durante l'ascolto.
Il chitarrismo è graffiante, distorto, granitico, dissonante e ben si sposa con la sezione ritmica, variegata, con grandi cambi di tempo e di ritmo, alternata com'è tra controtempi, inserti jazzati ed accelerazioni marcatamente hardcore. Ciò rende le composizioni schizzate, nevrotiche, caratterizzate da grandi sbalzi di umore e melodia, e il tutto senza appesantire troppo l'ascolto. Al contrario, è da sottolineare la notevole maturità artistica dei musicisti, capaci di unire tecnica e talento compositivo senza strafare con gli strumenti.
Brani come "Food", "Analysis", "Seasons", "Slave" e "Awakening" suonano come delle vere legnate sulla schiena (se poi uscite gobbi dall'ascolto, beh... io vi avevo avvisato), e si fanno riascoltare anche più volte nonostante la complessità dei brani. Segnalo inoltre anche l'ottimo artwork, minimale ma molto curato, e la presenza del video di "Slave", che si può guardare sul pc con l'uso di QuickTime Player.
In definitiva, una mezz'oretta di ottimo post-core, genuino, fresco ed aggressivo come vuole la tradizione, per un gruppo che ha tutte le carte in regola per sfondare e battere la concorrenza estera. Avanti così.
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