Originali e folli mi sembrano due aggettivi giusti per definire gli Infernal Poetry. Ah, e oltre tutto bisogna sottolineare che sono Italiani, alla faccia di chi pensa che solo all'estero sappiano fare buon Metal! La conoscenza di questo gruppo ho avuto il grandissimo piacere di farla indirettamente, trovando sul web un simpatico articolo, che vi consiglio di leggere, scritto dal chitarrista Daniele Galassi con il titolo auto-esplicativo "10 ragioni per iniziare a suonare e 1000 per smettere" (in pratica su come sia difficile formare una band e magari avere anche l'insano proposito di fare successo... ne sò qualcosa purtroppo!).

Ma senza divagare mi accingo a derecensire la loro seconda e per ora ultima fatica "Beholding the Umpure": cercare di riconoscere un genere più specifico della definizione "metal" nella loro proposta musicale è dannatamente difficile ma, a parere di chi scrive, rappresenta il loro vero punto di forza. Infatti si notano subito le numerose influenze dei musicisti (in particolare dei chitarristi), che passano agilmente dal death, al black, all'heavy e thrash costruendo brani assolutamente imprevedibili; in pratica non sai mai cosa ti aspetta dopo un riff! Questo aspetto potrebbe rappresentare uno scoglio per coloro che mal digeriscono melodie volutamente contorte e strambe, per non parlare del vocalist che, tra effetti, sospiri e versi vari contribuisce non poco a dare questo senso di... follia al disco (la prova più lampante di quello che stò, a fatica, cercando di spiegare si trova nella quinta traccia "Insane Vein Invading Inner Spaces", ascoltare per credere...). Influenze black (sinfonico) si scorgono ad esempio nella suggestiva "The Frozen Claws Of Winter", ma il punto è che all'interno di ogni brano compaiono riff di scuole diverse, per cui è difficile anche fare una classificazione precisa di ogni pezzo. Un casino insomma! Gli assoli classicheggianti sono inseriti molto bene nell'insieme e a tratti (ad esempio all'inizio di "The Umpurifier") mi sembrava di ascoltare le fantastiche melodie classiche rifatte con la tastiera presenti nel film "Arancia Meccanica". L'album si conclude più che degnamente con una cover di "Fear Of The Dark" dei gloriosi Maiden, però rifatta nello stile del gruppo, e il risultato è eccellente.

In conclusione che dire... ho fatto un ottimo acquisto quasi a scatola chiusa, volendo dare fiducia per una volta ad un gruppo nostrano (lo sò, sono alquanto esterofilo anch'io, ma stò cercando di uscirne lo prometto!). A chi ama il metal in generale come me lo consiglio caldamente, chi magari è più chiuso e si riduce a un unico genere metallico potrebbe non piacere ma spingo comunque a scoprire questa giovane band davvero promettente. E strana senza dubbio. Vabbè, facciamo originale che sennò "strana" sembra un'offesa...

Carico i commenti...  con calma