La rottura di un equilibrio.
Le crepe e i cocci, che di noi facciamo noi stessi, stanno lì, da sempre.
Manca solo il crac.
Di una rottura parla, nel silenzio e negli sguardi, l’estate di Monica.
Com’è che si rompono i fragilissimi cristalli del vivere, che con fatica foggiamo e contempliamo?
Così, quasi senza sforzo.
Con la complicità di chi guarda.
Uno sguardo fisso, inespressivo.
Un semplice sguardo d’intesa tra chi, col sopravvenuto disincanto, impara ad accettare il proprio disamore, e noi, spettatori e guardoni nostro malgrado.
In questo gesto, in questa rottura della narrazione, sta tutto Bergman.
Brucia, come il sole, questo nostro disincanto.
Carico i commenti... con calma