Domenica 26 settembre 2004 ore 17.20, sperso nel sottopassaggio della stazione di Santa Maria Novella in quel di Firenze vago come un'anima inquieta che ha da poco perso temporaneamente parte di se stessa, ma so che in quel sottopassaggio purtroppo non potrò ritrovarla, e quindi avvolto nella mia desolazione mi catapulto nel negozietto di dischi che da anni sfrutto durante quei 15 minuti di intervallo utili per la coincidenza.
Stanco di leggere opinioni discordanti sul nuovo lavoro degli Interpol, decido di acquistarlo senza preoccuparmi di che cosa mi aspetta, chi se ne frega l'ho fatto altre migliaia di volte e quindi perchè no; ma questa volta ho la sensazione che non rimarrò deluso, mi hanno sempre affascinato i lavori controversi quelli di cui senti parlare bene e male allo stesso tempo, quelli che potrebbero essere dei capolavori incompresi da chi (il sottoscritto compreso) con atteggiamento incontentabile pretende sempre di avere tra le mani l'opera del secolo e rimane fattualmente sempre con l'amaro in bocca.
Antics (buffonate!?) si apre con "Next Exit" brano dal mood lento e triste ma con una melodia più da episodio di chiusura che da inaugurazione; Banks e Co. cercano in effetti di avvertire il pagano ascoltatore che forse uno spiraglio di luce c'è, ma va cercato e non è semplice. La seguente "Evil" inaugura la successione di brani che rappresentano il fulcro dell'intero lavoro; nervosa, inquietante e forse uno dei pezzi migliori. Si continua con "Narc" già ampiamente presentata nei loro live shows, per poi scivolare verso "Take You On A Cruise" e "Slow Hands" perle assolute che trasmettono forti sensazioni, quasi un monito per chi credeva che gli Interpol si fossero già bruciati con il loro primo lavoro; vi sbagliavate di grosso!
"Questo disco è tutto quello che "Turn On The Bright Lights" sarebbe stato se avessimo avuto l'esperienza che abbiamo oggi", parole sante quelle di P.Banks. Molto meglio suonato e prodotto del primo, forse meno immediato ma di una spanna superiore.
Torno indietro: esco dal sottopassaggio, prendo il treno, rendo partecipe per un attimo la mia parte di anima mancante dell'acquisto per spartirne la gioia e la curiosità, lo scarto e mi chiedo "come sarà"? Quel viaggio nel sottopassaggio lo rifarei volentieri perchè mi ha fatto sognare e lo sta facendo tutt'ora ogni volta che premo il tasto Play del mio lettore.
Per me varrebbe un bel 5, ma mi sono ripromesso di non dare più il massimo dei voti, non ha senso osannare oltremodo un disco che ti è piaciuto cosi tanto, lo riduce a priori.
"...are you ready to be heartbroken?"
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