Il primo titolo della serie uscì 15 anni fa su pc e stupì chi lo giocò per il suo gameplay davvero innovativo e pure bastardo.

Il protagonista è il 47esimo clone di un professore che tenta di creare l'assassino perfetto.

E nei primi minuti di gioco veniamo addestrati a uccidere, diventare letali, per poi far parte di un'agenzia segreta, la ICA, e dimostrare di essere infallibili, agire il più silenziosamente possibile, non fare mai rumore, nascondersi nell'ombra, camuffarsi oppure, se proprio non vi va lo stealth, potete mandare tutto a rotoli e sparare a chiunque vi si pari davanti.

Il problema è che, se volete giocare action con hitman, avete sbagliato gioco, o meglio, capitolo.

Infatti, se dal secondo la componente azione diventa accettabile, nel primo difficilissimo episodio sparare a vista equivale a morte istantanea. Il gioco, d'altronde, è nato per essere giocato silenziosamente, con calma e tanto sangue freddo.

Uccidere una guardia non migliora molto la vostra sicurezza: l'IA del gioco è bastarda e imprevedibile rendendo il gioco davvero frustrante e ansiogeno e in ogni momento una guardia potrebbe scoprirvi e fanculo a tutto.

Ma il bello di hitman sono i molteplici modi per fare fuori il bersaglio: soffocarlo con una corda di pianoforte (l'arma simbolo della saga) sparargli con il fucile da cecchino oppure provare con una morte accidentale, facendo sì che il tutto sembri un incidente. Questo è, a tutti gli effetti, il motore del gioco.

Questo esperimento di generi (stealth, puzzle game) e la sua difficoltà lo hanno reso un gioco dal successo di nicchia. Un piccolo (ma anche grande) capolavoro dei videogames, un gioiellino che brilla solitario come il suo miscuglio di generi. Da provare!

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