Un pomeriggio qualsiasi di una giorno non meglio precisato di aprile 2013, non ricordo cosa stessi facendo, non ricordo cosa mi stesse passando per la testa in quel momento, probabilmente nulla di particolarmente rilevante e, come un fulmine a ciel sereno, un'evento inaspettato scuote la mia placida e sonnacchiosa quotidianità: una chiamata di mio fratello, che su due piedi mi propone un festival alla fiera di Rho, con gli Iron Maiden come headliner. Manco il tempo di metabolizzare la sorpresa e rispondo di si, quasi per un riflesso condizionato. Quando ricapita un'occasione così dopotutto? Certo, dentro di me insorgono presto dubbi e perplessità: tre-quattro anni prima me lo sarei goduto molto, ma moolto di più, penso, e poi ok per gli Irons ma tutto il resto? Megadeth mai coperti, Mastodon idem con patate, Ghost buoni giusto per quattro risate, gli altri mai sentiti nominare. Ma dopotutto portebbe essere una bella opportunità per riscoprire una parte di me con cui non mi ero ancora riconciliato, e dopotutto se in questi anni di fagocitamento onnivoro musicale indiscriminato ho provato anche ad ascoltare robe come KT Tunstall o i Cousteau una bella full immersion metallara non potrà che farmi bene e rinfrescarmi un po' le idee, quindi avanti all'avventura senza remore e con tanta, tanta impazienza e curiosità.

Arriviamo così al fatidico 8 giugno: maglietta dei miei beniamini con margherita, collanina a croce che fa pure pendent con la R+ e pantaloncini mimetici d'ordinanza, un bel look un po' a modo mio, con un pizzico di sano overstatement, quindi provvedo ad infilare nello zaino un paio di lattine di acqua tonica, pizze, focacce, bomboloni al cioccolato patatine e un po' di altre schifezze antisalutiste assortite, quindi finalmente si parte, accompagnato da fratello maggiore (per cui questo concerto e un'occasione irripetibile di rivivere i suoi anni d'oro) e nipote, che sta imparando a suonare la chitarra e promette un futuro da musicista quantomeno dilettante. Poco più di un quarto d'ora di macchina e si è già a destinazione, la terribile canicola estiva della pianura padaniese si fa sentire ma neanche poi troppo, l'atmosfera è tuttosommato tranquilla e distesa, ravvivata dagli imprescindibili bagarini e venditori di "acquebbirra" con le loro pittoresche vasche sormontate da ombrelloni. Al mio passaggio sento qualcuno canticchiare "du riechst so guuut...", purtroppo non riesco a rintracciare il soggetto ma lo prendo come un buon presagio. Per ingannare l'attesa ci si trova un bel posticino all'ombra e ci si mette a parlare del più e del meno: io consiglio a mio nipote i Rammstein, "Sono un grandissimo gruppo, in cui trovi un po' tutto quello che ci vuoi trovare, la potenza, l'eleganza, l'ironia, la teatralità, vanno un po' capiti per poter essere apprezzati appieno ma se ti ci appassioni non li molli più, e poi se ti cerchi un po' di traduzioni scrivono pure dei testi fantastici..." E lui mi guarda un po' stranito, con l'aria di chi ha capito circa metà del discorso e mi fa "Aah, beh, il testo più bello che ho letto è sicuramente quello di "Confortably Numb", sai, la canzone dei Pink Floyd che parla della pazzia...". Reprimendo il fortissimo impulso di rispondere con qualcosa tipo "Ah si, "Confortably Numb", l'hai sentita la cover degli Scissor Sisters, carina, vero?" lascio cadere il discorso; io e quel ragazzo non ci siamo proprio mai presi, vabbè, mi sta andando molto meglio con la nipotina più piccola di nove anni, che avrebbe voluto esserci.

Dopo la processione di rito verso l'enorme parcheggio in cui si svolgerà l'evento si arriva finalmente al dunque e il primo concerto, quello dei death metallers Amphitrium è già bello che finito, con ben pochi rimpianti per il mio caro fratellone, che non gradisce il genere. Nel frattempo ci si sistema il un bel posticino comodo vicino al palco e si attende l'esibizione successiva, quella degli Zico Chain. Abbastanza tamarri nel look, la suddetta band riempie diligentemente la sua mezz'oretta sul palco con un alternative hard rock/post grunge tutt'altro che entusiasmante accolto tiepidamente dal pubblico presente; non un granchè come inizio ma tuttosommato passabile. Il testimone passa dunque ai Voodoo Six: metallari classici che più classici non si può, spartani e senza fronzoli, decisamente sanno il fatto loro, fratello e nipote apprezzano parecchio e il sottoscritto comincia ad entrare pienamente nell'atmosfera dell'evento, gustandosi i bei riffs della band inglese con un bel boccalone di birra scura, ed alla fine ci scappa pure un applauso con un bel "bravi!" conclusivo. Come in un crescendo rossiniano ecco che arrivano i Ghost: la suddetta birra comincia a fare effetto e mi sento particolarmente allegro e ben disposto. Una terrificante patacca plasticosa su disco, il "misterioso" combo svedese regge benissimo la scena dal vivo, tutti quei cori gotici e gli "antichristus satanas" a profusione mi strappano un sorriso, e mi ricordano dei bei tempi andati. Mi avvicino al palco e scatto un po' di foto; alla fine la loro esibizione me la gusto tutta in piedi, applaudendo alla fine di ogni canzone. Il cantante, tale Papa Emeritus si muove benissimo sul palco, solenne, misurato nei gesti e ieratico, perfettamente calato nella sua parte e riesce a creare un bel legame con il pubblico, che risponde positivamente. Una meritata lode anche ai cinque strumentisti, con il caldo che faceva suonare con quelle palandrane e quei mascheroni neri non dev'essere stata una passeggiata di salute. Pure mio fratello, purista e tradizionalista, inizialmente assai prevenuto e schizzinoso, riconosce senza remore la bontà della performance.

Ecco che arrivano i pezzi grossi, il parterre comincia a riempirsi a vista d'occhio; il massiccio hype che circonda i Mastodon mi suscita quatomeno una moderata curiosità, ma l'esibizione del gruppo americano si rivela pesante come un minestrone bollente da consumare a ferragosto all'equatore: un'oretta di riffs monolitici ed amelodici senza soluzione di continuità ed un cantante veramente men che mediocre, un concentrato di pensantezza senz'anima, senza nessun guizzo degno di nota. Una volta capito l'andazzo mi rimetto a sedere nel mio angolino, mi faccio una bella cenetta a base di focaccia e bomboloni, quindi sistemo il mio zaino ormai vuoto a mo' di cuscino e schiaccio un bel pisolino, come molti altri intorno a me d'altronde, le vibrazioni delle casse provvedono un piacevole effetto vibrazione/massaggio. Finito lo show mi risveglio e chiedo a mio fratello "allora 'sti Mastodon, come ti sono sembrati?" "Mi hanno fatto cagare, non ho manco capito che roba suonavano" è la sua lapidaria risposta, al che io ridacchio e ribatto con un "E pensa che per molti questi sarebbeo il futuro del metal!" "Ah si? Mecojoni!" e ci si fa una bella risata, aspettando i Megadeth.

E così ci si posta in mezzo alla folta, ormai pronti al main event. Mai ascoltato Dave Mustaine & Co. se non di sfuggita. Lui si presenta elegantissimo, in jeans ed un'immacolata camicia bianca che ben si sposa con la sua fluente chioma fulva, ottime anche le immagini proiettate dai monitor sul palco, una bella scenografia poco appariscente ma efficacissima e azzeccata. Temo che per me sia ormai troppo tardi per appassionarmi ai 'deth, ma a questi ragazzi ormai cresciuti va tutta la mia stima e apprezzamento per un concerto intenso ed energico. Canzoni come "Hangar 18", "Symphony Of Destruction" e "Prince Of Darkness" graffiano che è un piacere, nel complesso un grande concerto, unica nota stonata una "A Tout Le Monde" veramente bruttina e ruffiana, con annesso inutile cameo di Cristina Scabbia, presentata dal buon vecchio Dave come "one of the brightest pearls of Italy" o qualcosa del genere. Mio fratello è visibilmente su di giri, alla fine si dichiara parzialmente insoddisfatto da un paio di nuovi pezzi, tentando di trovare un po' di pelo nell'uovo.

Ed eccoci finalmente al momento catarCHIco, dopo un bel po' di preparazione e di spasmodica attesa ecco la Vergine di Ferro materializzarsi in tutto il suo splendore. Sembra quasi che per loro il tempo si sia fermato, Bruce Dickinson corre e salta con l'energia di un ventenne, la voce è praticamente immutata dai tempi d'oro, il divertimento e l'affiatamento tra questi sei "brontosauri" è talmente evidente da potersi toccare con mano. Una macchina perfetta, scenografie grandiose, fuoco, luci, scintille, Eddie proposto in tutte le salse, innumerevoli cambi d'abito e di pettinatura per il piccolo grande Bruce, che improvvisa anche un'arrampicata su uno dei pilastri del palco. Il repertorio proposto è classico che può classico non si può: da "The Number Of The Beast" a "Aces High" passando per "Phantom Of The Opera", "The Trooper" e "Afraid To Shoot Strangers" e l'album "Seventh Son Of A Seventh Son" ripoposto nella sua quasi totalità. "2 Minutes To Midnight" il momento topico dello show, con un'impatto ed una classe sconfinati, "Fear Of The Dark" secondo me leggermente overrated. Personalmente non avrei disdegnato affatto l'inserimento in scaletta di qualche pezzo un po' più recente, una "Dance Of Death" o, perchè no, una "Brighter Than A Thousand Suns", non avrebbero sfigurato affatto, anzi, però la band ha scelto diversamente e di fronte a tanta qualità della proposta non c'è veramente nulla da recriminare, settanta neuri spesi benissimo per una bellissima giornata.

Carico i commenti...  con calma