Gli IST IST vengono da Manchester e suonano come i Joy Division. La recensione potrebbe anche finire qui... ma non è il caso... e poi sarebbe un peccato. Sarebbe un gran peccato, sì, perché difficilmente ascolterete quest'anno molti album migliori di questo.

Formatisi alla fine del 2014, gli IST IST si sono costruiti un'ottima reputazione grazie a intense esibizioni nei più prestigiosi locali della loro città come The Ritz, Gorilla e The Deaf Institute. In seguito, in virtù della pubblicazione di una serie di singoli e di EP, hanno ricevuto regolari passaggi radiofonici da parte del noto dj di BBC Radio 6 Steve Lamacq, i quali hanno contribuito a far crescere l'attesa attorno alla pubblicazione del loro album di debutto.

"Architecture", questo il titolo della loro opera prima, è immediatamente entrato nella top 5 delle classifiche di vendita indipendenti, in formato vinile ed in formato fisico, confermando la bontà della loro musica: un hard-rock orientato ai primi suoni punk che si evolve in un dark-rock tendente al pop figlio dei Joy Division e degli Interpol.

Guidati dalla voce baritonale del loro frontman Adam Houghton, paragonabile a quelle di Ian Curtis e di Harry McVeigh, questi ragazzi mettono in mostra nel corso delle dieci tracce del disco una personalità, una qualità ed una capacità compositiva al di sopra degli standard attuali sia nei brani più chitarristici come il singolo "You're Mine" e "Night's Arm" che in quelli più sintetici come "Drowning In The Shallow End".

Scommettiamo che tra qualche anno molti appassionati di musica ricorderanno con precisione dov'erano quando hanno ascoltato per la prima volta "Black" e "Silence"?

Elenco e tracce

01   Wolves (00:00)

02   You're Mine (00:00)

03   Black (00:00)

04   Discipline (00:00)

05   A New Love Song (00:00)

06   Slowly We Escape (00:00)

07   Silence (00:00)

08   Drowning In The Shallow End (00:00)

09   Night's Arm (00:00)

10   Under Your Skin (00:00)


  • omahaceleb
    14 mag 20
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    Li proviamo e vi diciamo, ok? Rece asciutta ma a posto, se le coordinate sono quelle è giusto dire il giusto.
  • pozzo
    15 mag 20
    Recensione: Opera:
    Sentito qualcosa. Mi sembrano tanto... troppo derivativi. Bravi per carità ma il tutto potrebbe finire con la prima frase della recensione. Onestamente non mi hanno colpito molto ma magari sbaglio io, ce ne sono davvero troppe di band così (soft kill per es. che comunque risultano più "dritti"). L'accostamento poi con i primi Interpol non regge molto secondo me. Vedremo.
  • proggen_ait94
    15 mag 20
    Recensione: Opera:
    sembrerebbero un attimo creati con lo stampino
  • Farnaby
    16 mag 20
    Recensione: Opera:
    Quando, in sede di recensione o segnalazione, vedo spuntare fuori il nome dei Joy Division mi avvicino con un misto di diffidenza ed entusiasta curiosità. Raccogliere la pesante eredità lasciata da Curtis e soci è impresa titanica per chiunque.
    Chi (in parte) ci è riuscito lo ha fatto camminando fianco al mito (Interpol) in maniera personale, chi raccogliendone l'attitudine (Savages), chi, come (credo) direbbe @[luludia] evocandone i fantasmi (Burial). Gli altri sono solo cloni e nemmeno troppo bravi.
    • luludia
      17 mag 20
      ah si, se rifai, più che rifare metti in saccoccia...

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