Per dimezzato non si intende, in questo caso, che ne vale o ne resta la metá, ma invece diviso in due. Il soggetto é il Visconte di Terralba che partito per le terre d´oriente a combattere l'avanzata dei turchi, viene sorpreso, alla prima battaglia, da una palla di cannone che lo divide fisicamente in due parti uguali. Questa divisione non é solo fisica ma anche morale, infatti la parte destra del suo corpo, le cui prodezze vengono narrate nella prima parte del romanzo, é tutto il suo lato malvagio. A circa metá del racconto compare anche la parte sinistra del suo corpo, grondante di bontá.

Quella di Calvino é un'idea geniale, un confronto morale netto, senza sfumature o drammi psicologici (che troviamo invece negli altri personaggi), che si rivela ancor piú originale se confrontato con le banalitá di una certa cultura (soprattutto nord-americana) della lotta fra il bene e il male.

La morale stessa, intesa come tendenza al bene assoluto, viene messa in discussione, quando ci si rende conto che anche la parte buona del Visconte, pecca di smisurata bontá ed eccessiva compassione. Incredibilmente solo divise, le due metá si sentono complete, tutto gli si rivela chiaramente, ogni cosa nel suo ordine naturale.

Tutto ció mi ricorda la legge ermetica degli opposti, sinteticamente riassunta nella conclusione del fatto che noi siamo abituati a vedere come contrari attributi che in realtá appartengono alla stessa natura, differendo solo di grado. L'esempio piú semplice si puó fare con la temperatura: caldo e freddo sono visti come opposti ma in realtá é solo una differenza di grado, é solo la nostra percezione che li classifica come contrari. Allo stesso modo, é la nostra coscienza che dovrebbe stabilire come collocarci fra il bene e il male. Senza che la continua e radicale ricerca del bene ci porti a naturali insoddisfazioni.

Al contrario (tanto per restare in tema) della mia divagazione, il romanzo, si legge come bere una succo di frutta. Calvino, lascia ad un bambino il ruolo di narratore e ci regala con la sua semplicitá immagini vive e colorite di luoghi e personaggi, un pó tutti bizzarri e caricaturali, emblemi anche loro dei vizi e virtú della nostra societá.

Un medico che pensa solo alle sue assurde ricerche e scappa di fronte ai mali degli uomini, e il suo alter ego, un carpentiere con i suoi perfetti marchingegni di nefasta utilitá. Una comunitá di ugonotti, dediti solo al duro lavoro e a un culto inesistente, e il villaggio dei lebbrosi, solo ozio, musica e orgie.

Un bellissimo affresco questo libretto di appena novanta paginette, scritto nel `51, (ma poteva benissimo essere stato scritto ieri). Chiunque puó leggerlo, cosí, per puro piacere, anche solo per divertirsi. E' anche per questo che Italo Calvino lo ha scritto, per divertire e divertirsi.

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