Grande concerto quello di Ivano Fossati ieri all’Arena Flegrea di Napoli.
La scenografia è di Dario Ballantini, metropolitana e abbastanza inquietante che bene si addice ai testi delle canzoni. Si parte alle 21.45 con “Ventilazione”, un inizio molto rock e si prosegue con “La Crisi”. La band è formata da due chitarre, basso, batteria, percussioni, tastiere e dal mitico Mirko Guerrini che suona fiati (di ogni tipologia) e tastiere. L’intero concerto è stato suddiviso in vari set. Il primo set, in chiave rock, che ricorda molto il De Gregori del tour “Pezzi” (i tratti distintivi erano il cappellino di Fossati e l’arrangiamento di “Ho sognato una strada” simile alla versione “rollingstoniana” di “Niente da Capire” ), ha compreso, tra l’altro, “Pane e Coraggio”, “L’arcangelo”, “La madonna nera”, “Ho sognato una strada”. Il secondo set, invece, è stato acustico e ha compreso delle perle come “Denny”, “I treni a vapore”. Infine l’ultimo set, prima dei due bis, è iniziato in maniera elettronica trasformandosi in una jam session che ha messo in risalto la bravura di Mirko Guerrini al sax.
Questo nuovo tour di Fossati è perfettamente studiato, le canzoni sono arrangiate in maniera ottimale e viene concesso spazio ai musicisti sul palco. La scaletta, studiatissima, alterna classici come “I Treni a Vapore” o “Mio Fratello che guardi il mondo” a canzoni nuove come “C’è Tempo” o “Il bacio sulla bocca” (ieri inserite come primo e secondo bis) a canzoni più particolari, poco eseguite dal vivo, come “La Madonna nera” o “La Crisi”.
Ivano Fossati è in gran forma, si divincola tra pianoforte e chitarra, osa più del dovuto con la sua voce e, devo dire, con discreto successo. Degni di nota una versione struggente di “C’è Tempo”, ieri all’Arena Flegrea di Napoli inserita come secondo bis, con una fisarmonica disarmante che, vi confesso, mi ha fatto scappare la lacrimuccia. Fossati, a metà tra il cantato e il recitato, interpreta con molta forza e passione il testo di questa “poesia”, seduto su uno sgabello, luci soffuse, con il fisarmonicista alla sua destra.
Altrettanto interessante è stata “Quei posti davanti al mare” e soprattutto “La musica che gira intorno” con la consueta frase finale (“o siamo noi che molto probabilmente abbiamo nella testa un maledetto muro”). Infine voglio ricordare la cover stupenda di una canzone di Luigi Tenco “Ragazzo Mio”, che Fossati eseguirà per tutto il tour (se pensate di andare a vedere un concerto di questo tour, prestate molto attenzione all’ interpretazione di questa canzone), introdotta da un prologo sentito ed emozionato e seguita da un applauso scrosciante e prolungato.
Insomma due ore di concerto che sono filate via veloci, il pubblico napoletano è stato accogliente meritandosi due bis conclusi dal testo del “Disertore” di Boris Vian. Ecco cosa si deve intendere per musica leggera italiana da esportare. Una musica che strizza l’occhio alla word music, al funky-jazz, alla musica d’autore francese. E questo lo si può notare sul palco, è messo in risalto dalla presenza di vari strumenti, anche abbastanza insoliti, uniti in un’alchimia “letale”.
Ivano Fossati è un grandissimo scrittore ma soprattutto un valido interprete e tutte queste qualità, dal vivo, vengono messe in risalto e colpiscono lo spettatore. Insomma ho assistito ad una serata dalle forti emozioni, viscerale, che ha riunito più generazioni (come spesso accade ai concerti dei grandi cantautori) dove Fossati ha lanciato, come sempre, e rimarcato messaggi sociali importanti. Una serata sicuramente indimenticabile che, come ogni concerto, ha la sua unicità.
Carico i commenti... con calma