Sere di sei amici su una macchinona amica e conviviale (una multiplona) che taglia la nebbia più fitta da Tortona a Pavia; e lo fa con un ottimo scopo: andare a sentire il concerto del nuovo tour di Ivano Fossati.

Il disco nuovo è bello. Promette bene. E lui è un ottimo cuoco di musica, lo è sempre stato, e certamente ne vale la pena.

E s'arriva prima, conoscendo e preventivando l'umidità della strada, lo spessore della nebbia e la difficoltà dei parcheggi. Ma s'arriva un po' troppo prima, in effetti.

La biglietteria è chiusa e non si possono ritirare i ticket prenotati. Di fronte al teatro, però c'è una bell'Osteria, colorata, intellettualoide ed ovviamente chiamata "Osteria Del Teatro".

Dentro una cameriera molto carina, che vale mille menu e mille insegne.

Fuori, a prender l'umido, c'è anche un menu interessante. Cenetta di pesce bagnata da buon Traminer trentino.

Poi ci sediamo nel teatro, un po' troppo caldo ma bellissimo. Prima del concerto un supporter, giovane e chitarrato, scolastico e intonatissimo, non troppo gorgheggiante come imporrebbero scuola e moda, e infine piuttosto bravo, pur nella sua incolpevole inutilità, comunque ben applaudita.

Poi arriva Fossati, con la sua meravigliosa band. La prima parte del concerto è interamente dedicata all'ultimo disco, a quel "Musica Moderna" che considero capolavoro se valutato "hic et nunc", come miglior opera possibile in un'epoca generalmente scollinante e sfortunata. Alcuni brani sono belli come sul disco, altri brillano oltre le aspettative ("Last Minute" e "La Guerra Dell'Acqua" soprattutto). Lui è in centro, in mezzo a un muro di tre chitarre che accompagneranno la gran parte del concerto. Quando invece si siede al piano e inizia una versione sentita e profonda della mai abbastanza lodata "La Costruzione Di Un Amore", un applauso lungo ed entusiasta apre l'ampia parentesi dei ricordi.

La scelta della scaletta è saggia e ben calibrata, e va dalla più bella versione di sempre di "Discanto" alla riesumazione imprevedibile di "Di Tanto Amore". Il concerto si chiude con un'inedita "La Musica Che Gira Intorno", acustica con sole chitarre e tamburi.

Oltre due ore di concerto. Nell'intervallo, per ricordarci che siamo nell'Olptrepò, una degustazione interessante di frizzantini.

Fuori, ad aspettarci, una nebbia ancor più fitta di quella di prima ed una lunga felicità musicale.

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