Pogorelich a Terni: A Volte Ritornano

'A volte ritornano' titolo di un noto libro di Stephen King: è tornato anche 'Ivo Pogorelich', uno dei pianisti più discussi degli ultimi anni da sempre distintosi per una 'presunta' originalità di programmi ed interpretazioni curate fino all'inverosimile nell'aspetto sonoro. Ed è tornato quasi con l'intento di calcare questa sua immagine, perchè è un' Pogorelich più Pogorelich di sè stesso', la caricatura forzata del pianista affascinante che avevo ascoltato da ragazzina e che mi aveva sinceramente incoraggiata nello studio del pianoforte. Non che allora suonasse diversamente, sempre con 'presunta' originalità, e grande attenzione nella ricerca di un suono elegante e raffinato ma anche sfumato, timbrato, vigoroso e potente, ricco, ma allora, catturata e soggiogata dalla presenza di questo pianista, giovane , bello e.. gentile.. come un eroe da romanzo di appendice, e sopratutto, non ancora conoscitrice del repertorio pianistico, le scelte di Pogorelich mi erano sembrate reali portatrici di un messaggio emozionale e di contenuto artistico, capaci anche di farmi vibrare e mettere in risonanza nelle mie corde più profonde. Fortunatamente si cresce: ieri solo un noioso, insopportabile strazio.

Crescere è una fortuna, se così non fosse stato, mai avrei potuto conoscere la bellezza e la complessità dell' 'op.111' di 'Beethoven', la sua ultima 'Sonata', quella che con dei contenuti sconvolgenti e prorompenti, quasi 'filosofici', forza il contenitore-forma fino a romperla definitivamente, e che invece ieri sera è stata 'divulgata', volgarizzata in una interpretazione che nulla ha di raffinato ed espressivo, ma solo di distorto per sonorità, struttura e coerenza, perse nei tempi eccessivamente lenti o veloci. Un capolavoro trasformato in una sfilata di moda dai colori sgargianti. Nè avrei potuto emozionarmi ascoltando e suonando il 'II Intermezzo dell' op.118' di 'Brahms, musica dell'Ineffabile che Pogorelich ha avuto la pretesa non di interpretare secondo la propria visione, il proprio sentire, la personale esperienza, ma di re-interpretare, quasi riscrivere secondo una logica inesistente, derubando un compositore dello spessore di Brahms, banalizzandolo con gusto melenso.

Speravo in uno 'Skjabin' migliore:ho sentito una 'IV Sonata' caratterizzata come è da slancio, impeto come di cavalcata, offerta al pubblico come un cioccolatino belga, per non parlare della 'II Sonata' di 'Rachamninov, più interessante di tutto il 'Beethoven' precedente, dove ad emergere con chiarezza è stato solo un dislivello sonoro tra 'inesistente e roboante', nessuna linea, nessun tema, solo cascate volutamente confuse di note. E tacerò della sua 'Per Elisa'.

Perchè voler essere deliberatamente originali, deformando ll testo, distillandolo o diluendolo, inserendo pause di cattivo gusto che spezzano i fraseggi? questa è ricerca espressiva? O piuttosto l'esatto contrario? Ci sono pianisti poco generosi e coinvolgenti o volutamente tali, che non amano concedersi, ma che almeno suonano qualcosa che, seppur lontanamente, si avvicina alla Musica; Pogorelich fa 'troppo', enfatizza, sottolinea e della Musica non rimane che un incomunicativo involucro sonoro, fatto per sè e un pubblico che lo adora, a cui basta suonare una 'Per elisa' strappalcrime per soddisfare ed essere soddisfatto della propria idea interiore di Musica, ammesso ne abbia una.

vera mazzotta

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