Eli Sisters decide di comprarsi uno spazzolino. Suo fratello Charlie, il minore, non perde occasione per torchiarlo e fargli pesare le sue morbidezze. Lui che beve whiskey a bottiglie e scopa donne a frotte. Lui che non ci pensa nemmeno a ritirarsi, a mettere su un'attività onesta.

Il pistolero dal cuore gentile e suo fratello l'infame, insomma. Bello, però mentre lo guardavo continuavo a pensare ad altri film di questo genere, più belli. Diciamolo meglio: per farsi notare con un western serve qualcosa di più di questo, che resta comunque un lavoro dignitosissimo in tutte le sue parti.

Bei personaggi, caratterizzati con sapienza da un regista esperto, che gioca sugli episodi e sulle singole battute per costruire dei ritratti a tutto tondo, sugli oggetti e sui ricordi ormai annebbiati. Belle immagini, fresche, come se Audiard ripensasse daccapo il genere in un film che è di genere e oltre il genere. Inquadrature, luci, montaggio: c'è un ragionamento dietro, e si vede. Temi interessanti, che si innestano nel dispositivo narrativo con grazia, come fiori che sbocciano improvvisamente dalla terra brulla. E bravi gli attori, non c'è che dire.

Cosa manca allora? Non lo so, manca il carisma di una faccia che metta davvero soggezione, come quella di Christian Bale nel bellissimo Hostiles, che pure condivide alcuni temi, come la problematica faglia tra mondo selvaggio, legge del più forte, e mondo civile, legge del più giusto. Manca un po' di cattiveria vera, di sangue che fa spavento, per mostrare questa complicata fase storica, farla sentire, oltre che dirla attraverso i personaggi e le loro “riflessioni”. Ecco, forse questo film è troppo simile al fratello buono (John C. Reilly), mentre ci voleva un po' della cattiveria dell'altro (Joaquin Phoenix).

L'indecisione tra commedia e film drammatico - che porta questioni capitali - è la forza che consente alcune svolte narrative inaspettate: i personaggi evolvono davvero, nel corpo e nello spirito. Ma è anche la debolezza, perché il discorso risulta smussato, un po' troppo rotondo, proprio perché la storia è quella di pistoleri che mettono via il ferro. Alcune contraddizioni restano memorabili, anche se già battute altrove: quanto è necessario il male per fare il bene, per chiudere con il male stesso. Oppure: quando uno decide di smettere, tutti i morti che si porta dietro spariscono? vengono condonati? E tutte le faide, come fa a chiuderle?

Raccontare in un western la fine del West, insomma, un paradosso gustoso e ambito da molti, che forse oggi è difficile da proporre a un pubblico interessato (e il box office conferma), e senza una sferzata di carisma un film pur di qualità come questo fatica a spiccare il volo.

7/10

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