Un fruscio di campanelli apre questo sublime disco del talentuoso James Blackshaw. Un disco che pian piano ti porta in un  mondo di allegria e fantasia per poi gettarti in un abisso di emozioni ignote. Dei campanelli in festa accompagnano un animo giocoso che entra pian piano trascendente nel disco, venendo rapito da un turbine di suoni provenienti da quella chitarra del giovanissimo Blackshaw, che riesce ad estrapolare dal suo strumento suoni immagnifici quasi provenienti da un altro mondo.

Le corde tagliano. Feriscono in quella lunga suite che porta il titolo a questo prezioso cd-r uscito nel 2006.

Tornano i campanelli, completamente devastati da quelle chitarre acustiche così ruggenti quanto dolenti e romantiche.

I suoni si rincorrono e si entra a capofitto nella vera arte.
Arte che sa emozionare, coinvolgere.

Le chitarre si lasciano scappare le loro predi: quei gioiosi campanelli, ora finalmente liberi di scampanellare in piena allegria, in attesa di quel breve frammento finale: una "Skylark Herald's Dawn", un breve pezzo di natura prewar folk che risveglia i sensi e li stravolge.

Davanti ai nostri occhi, mentre suonano le note di quella chitarra così sublime quanto fantasmatica, si apre a ventaglio un'alba di colori e nuances. Emozionante.

Un disco da portare via e da ascoltare quando ci si sente completamente diversi dal solito.

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