Fondamentalmente sono loro tre, James Clay al sassofono tenore e flauto, David "Fathead" Newman al sassofono tenore, rispettivamente leader e co-leader, e Cannonball Adderley, in questo caso nella non insolita veste di produttore, ad essere il nucleo di questo "The Sound of the Wide Open Spaces!!!!" licenziato dalla Riverside Records nel 1960. Anno che, per i tre, è oltretutto ricco di fatti collaterali, che nel contesto complessivo della musica afro-americana si collocano sostanzialmente nella fascia storico-musicale sia con vicende di carattere personale che per altre di carattere artistico di oggettivo rilievo: Newman era nel vivo della militanza nel gruppo di Ray Charles, e 1960, per "The Genius", significa consacrazione definitiva con "The Genius Hits the Road", album in cui vi è "Georgia on my Mind" e aperta dalla swingante versione di "Alabamy Bound" in cui il tenore di Newman, più che dare vita ad un assolo, dà vita ad una zampata graffiante molto r&b like's. James Clay, che con "The Sound of the Wide Open Spaces!!!!" debuttava da leader, con il suo flauto si inseriva nel sound felpato di Wes Montgomery e del suo "Movin' Along". Adderley, sganciato il sassofono dalla tracolla, in quel 1960 era facile ritrovarlo dietro alla consolle di qualche registrazione e con discreti risultati, come nel debutto dei fratelli Gap e Chuck Mangione di "The Jazz Brothers", album che vede sbocciare anche l'estro di un sassofonista superbo e sottovalutato come Sal Nistico, oppure come in "The Resurgence of Dexter Gordon", che di Dexter Gordon segnerà il ritorno, appunto la "rinascita", dopo le note vicende extra-musicali del decennio precedente. Oltretutto, anche l'artwork cercava evidentemente di stimolare delle evocazioni, e Gordon raffigurato in copertina con sguardo assorto e intento a fumare, era certamente funzionale nel provare a ricreare la potenza iconografica di un'altra sua simile ma ben più celeberrima foto.

Le strade dei Nostri, dunque, confluiranno in questo disco a cui prenderanno parte side-man affidabili e di pregio come Wynton Kelly al pianoforte, Art Taylor alla batteria e Sam Jones, della scuderia Cannonball, al contrabbasso. Ai nastri di partenza si faranno trovare pronti con l'ottima prova di "Wide Open Space", che mette subito in chiaro, fin dal tema di chiara matrice bop, l'affiatamento di Clay e Newman che consente ai due, Newman con il gusto soul e Clay con l'assalto hard, di essere complementari e senza ombra di prevaricazione. Caratteristica, questa, che affineranno brano dopo brano fino ad arrivare alla vetta con "Some Kinda Mean", sintesi del loro fluido alchemico. Che ne fa una versione pressoché ineguagliabile; giudizio, questo, che potrebbe scaturire anche dal confronto con un'altra versione di questo brano del contrabbassista Keter Betts ("Jazz Samba" Getz & Byrd), registrata in quei giorni per un altro disco, "The Soul Society", con leader proprio il "nostro" Sam Jones. In sostanza, la versione nel disco di Jones è povera di mordente, caratteristica che nel disco di Clay e Newman non manca, ma anzi ve ne è in abbondanza. La scia di questo felice incontro musicale porterà anche ad una sfiziosa versione di "What's New", in cui il flauto di Clay ha modo di lasciare un segno ulteriore della classe e della maturità di cui il musicista texano era provvisto. Questo è un disco storiograficamente "minore"; non lo troverete di certo tra gli "imprescindibili"; se non fosse per il "richiamo" di Ray Charles il nome di Newman sarebbe purtroppo ancor meno considerato. Ma nel caso parlaste con chi il jazz lo segue meritoriamente un po' più a fondo, allora vedreste che a Clay e Newman sarebbe riservato il posto d'onore che meritano. Che meriterebbe questo disco solo per il semplice fatto che alle orecchie suona bello. E poi, nel caso non dovesse bastare, garantisce Cannonball.

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