Un libro vero. Sofferto. Spudorato. Duro. Violento. Commovente. Un libro che lascia il segno, una ferita profonda, un urlo lacerante. Un grido disperato d'aiuto, lanciato con il cuore in gola e il fegato a puttane. James Frey dipinge magnificamente l'Inferno della disintossicazione dall'alcool e dalle droghe, e coglie decisamente nel segno. Un martello che perfora strati di ipocrisia e bugie, penetra attraverso l'indifferenza della società nei confronti di soggetti labili, sconnessi, ex-gangster in pensione, mariti disperati e madri assenti.

Spenderò poche parole in merito all'accesa discussione sulla veridicità di quest'opera, uscita in America come scioccante autobiografia per poi essere smascherata ed essere riposta nello scaffale delle "fiction". Qui non si tratta di realtà o finzione. James Frey sa scrivere, e anche bene. Un ritmo sempre costantemente al limite dell'apnea, come in costante ricerca di qualcosa di indefinibile e irraggiungibile per un "Alcolista, Tossico e Criminale". All'interno dell'atmosfera irreale di un centro di riabilitazione del Minnesota, James per la prima volta in vita sua dovrà affrontare sé stesso, quel sé stesso che per anni ha solo remato in direzione di una programmata quanto voluta autodistruzione. Coadiuvato da personaggi al limite, entità ormai quasi ombre di sé stessi, elfi con un passato di prostituzione alle spalle,  James compierà il suo viaggio più importante e sofferto, senza ausilio di sostanze stupefacenti e cocktail micidiali. Un lungo viaggio tra le strette mura di una coscienza sporcata da anni di dipendenza furiosa. La Furia cieca di cui tanto parla l'autore in mezzo ai suoi ricordi sbiaditi. Troppo lontani, persi in un mondo che sembra appartenere a un Universo distante anni luce dai neon bianchi e fastidiosi del centro di recupero, i caffè davanti alla partita di football e le docce rinvigorenti della mattina presto, dopo aver vomitato sangue e anima come ormai gli capita da anni quotidianamente.

Piaccia o no, esiste anche questa realtà. Non tutte le fiabe sono a lieto fine, bisogna prenderne atto. Per uno che riesce, cento falliscono. Frey non fa il moralista, né si spaccia per vittima del sistema o di qualcosa di addirittura più grande del sistema. Come molti nelle sue condizioni, rifiuta i percorsi stereotipati proposti dai terapisti della clinica, impone il suo volere contro quello di tutti pur sapendo del grosso rischio in cui potrebbe imbattersi: affrontare a mani nude la bestia che gli divora il corpo giornalmente. E la scrittura claustrofobica con cui racconta la sua esperienza è un monito e una lezione da imparare a memoria. Che si sia alcolisti o meno, non ha importanza.  La sensazione di ansia che si proverà nel voler sapere ciò che si nasconde dietro una persona così tanto problematica e ciò che si cela nel suo prossimo destino non ci abbandonerà fino all'ultima pagina, l'ultima riga, l'ultima parola della sua epopea. Volgarmente, ma in maniera molto orgogliosa, James Frey è un eroe dei tempi moderni.

 

Se lo leggerete come semplice cruda testimonianza di vita vissuta, vi si spezzerà in due il cuore. Se lo leggerete come un racconto di fantasia, inventato e bugiardo, sarà un'esperienza dolorosa e stupenda.

 

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