James Gray è uno che ci sa fare, forse una delle migliori "giovani leve" del cinema americano. Interessante il debutto "Little Odessa", costante il livello qualitativo delle sue opere nel corso degli anni. Una certa notorietà è arrivata soprattutto a partire dal 2007 con il thriller/poliziesco "I padroni della notte", in cui Gray ha diretto attori come Robert Duvall, Mark Wahlberg e Joaquin Phoenix, vero e proprio "attore feticcio", già presente nel precedente "The Yards" e poi proprio in "Two Lovers" e in "The Immigrant", film che dovrebbe uscire in Italia nei prossimi mesi.

Accade spesso al cineasta di New York: cimentarsi in drammi complessi, profondamente umorali, che indagano i comportamenti umani, la sedimentazione dei sentimenti, come questi condizionano la vita quotidiana degli individui. Se nel precedente "I padroni della notte" questi temi si intrecciavano ad un plot più movimentato, che non disdegnava sequenze action, in "Two Lovers" Gray vira verso il cinema "classico" adagiandosi su di una sceneggiatura non troppo solida (scritta insieme a Ric Menello) e prediligendo un ritmo compassato, fortemente basato sulle interpretazioni dei tre protagonisti principali: Leonard (Joaquin Phoenix), Michelle (Gwyneth Paltrow) e Sandra (Vinessa Shaw).

E' evidente fin dal titolo quale sia il dipanarsi della trama, ben giocata sulle relazioni di Leonard con le due donne. Queste possono benissimo essere definite antitetiche: Gwyneth Paltrow da vita ad una donna fragile, insicura su come agire nel suo rapporto con un uomo sposato, con problemi di droga. La Shaw è invece una donna che ha ormai deciso di avere una relazione stabile, aiutata da una solida famiglia alle spalle. Per lei non sembrano esistere le difficoltà psicologiche ed esistenziali della bionda Michelle. Tra i due c'è Leonard, che ha tentato più volte il suicidio e che sembra essere una sorte di 30enne incapace di crearsi una vita affettiva stabile.

E' un sottile gioco psicologico e di sentimenti quello su cui Gray costruisce il suo lungometraggio: c'è la paura di cambiare radicalmente la propria vita, la difficoltà di fare scelte "definitive", l'incapacità a relazionarsi. Insomma, tutto ciò che potremmo definire come i dilemmi del "nuovo millennio". Queste situazioni vengono riprese in modo perfetto da James Gray: il suo indubbio talento nel maneggiare la macchina da presa si palesa soprattutto nei numerosi (e notevoli) primi piani, che unitamente alla splendida fotografia di Baca Asay, costruiscono un film chiuso in se stesso e visivamente "oscuro". Il tutto su di un plot che evidentemente predilige la drammaticità. Nell'addentrarsi in questo mondo, il cineasta dimostra le proprie peculiarità e il film ce lo dimostra: la grande pecca sta però nella caratterizzazione dei personaggi. Se infatti Michelle appare "fragile" fin dall'inizio e così si rivelerà anche per tutto il film, il personaggio interpretato da Joaquin Phoenix (buona prova la sua) subisce una continua altelena di smottamenti di comportamento che cozzano con l'immagine che Leonard manda nella prima mezz'ora del film, quando appare abulico, quasi "inetto". Probabilmente una mancanza nella sceneggiatura, che lascia intravedere una pecca anche nella parte finale: ultimi minuti probabilmente "telefonati" ma che potevano avere un impatto diverso se il tutto fosse stato gestito in modo più efficace e "realistico". Il fatto che il protagonista si riappacifichi così improvvisamente con la vita dopo una delusione subita rende l'intero lavoro meno credibile se rapportato alle scene finali. Si potrebbe parlare di una chiusura "semplicistica", un qualcosa che uno come James Gray, con le sue capacità di sceneggiatore e regista, avrebbe potuto evitare.

Nel tirare le somme si può dire che la tensione drammatica è ancora una volta ben manipolata dalla sapiente mano di James Gray. Rispetto però ad altri lavori, la sceneggiatura è meno efficace, e le sue pecche si lasciano intravedere. Alcuni repentini cambiamenti nella caratterizzazione dei personaggi rendeno "Two Lovers" meno realistico. Gray indaga ancora una volta la quotidianità dei sentimenti umani, ma lo fa con meno precisione e meno convinzione del solito. Nonostante ciò, resta uno dei talenti da tenere in maggiore considerazione per il futuro.

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