“A Complete Unknown” sembra teso a ricreare un feeling estetico, una posa pseudo-esistenziale, più che a scavare davvero a fondo nella storia di Bob Dylan. Un film divulgativo, due ore e venti piene di canzoni, tira e molla sentimentali, belle ragazze, sigarette, motociclette, occhiali da sole Ray-Ban. Ma se non fosse per i brani sottotitolati (e l'ampio spazio concesso loro in termini di minutaggio), l'apporto squisitamente contenutistico del film risulterebbe quasi scarno.
Mi riferisco a ciò che ha reso Bob Dylan una leggenda: i suoi testi, le parole, i temi. La sua postura intellettuale.
Sicuramente complicato affrontarne l'intera carriera, o anche solo una porzione più ampia, ma vista la scelta di concentrarsi sul periodo 1961-65, sarebbe stato lecito aspettarsi un'aneddotica più minuta, una ricerca più puntuale sulle idee, sulla genesi delle canzoni. Invece si procede con un piglio più superficiale, incentrato sulle sensazioni, sulle atmosfere dei concerti, sugli umori e sugli amori, mettendo un po' in secondo piano i concetti, l'ispirazione, il genio.
Il film tutto sommato funziona decentemente grazie a un buon casting (a partire dal protagonista) e soprattutto a una seconda parte in cui Dylan gioca un ruolo quasi da antagonista. Una star capricciosa o un rivoluzionario? Un pazzo o un visionario? La tensione insita nella svolta elettrica tiene vivo un lavoro che altrimenti risulterebbe troppo comodo e a volte un po' pasticciato.
È il Mangold di “Walk the Line”, che ripropone la solita formula (tante canzoni e storie d'amore in primo piano), ma senza gli spigoli e le asprezze di Johnny Cash. Viene quindi spontaneo porre una questione: possiamo dire una volta per tutte che i biopic in ambito musicale non devono per forza essere dei film pieni di canzoni? Piuttosto mi guardo un documentario o un concerto del vero Bob, qui mi sarebbe piaciuto scoprire qualcosa che non sapevo, approfondire degli aspetti caratteriali, sondare elementi biografici meno noti.
Invece sembra qualcosa del tipo: “Se negli ultimi 60 anni siete stati su Marte, oppure siete nati ieri, vi raccontiamo due cosette su un tizio che ha fatto la storia del rock. Tranquilli, è una storia facile”.
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