Il filone cinematografico definito biopic, in riferimento a quei musicisti che si sono distinti nell'area rock e dintorni, ha visto un consistente riscontro commerciale in questi ultimi anni . Ma come già notavo per "The Doors " girato da Stone nel 1991, questo genere di film ha un difetto intrinseco ovvero si concentra in modo limitato su personaggi dalla personalità complessa e ricca di sfaccettature . E in questo solco rientra "Walk the line (Quando l'amore brucia l'anima)" realizzato da James Mangold nel 2005 .

Qui, ispirandosi all'autobiografia "The man in black" , il regista segue le vicende di Johnny Cash, uno dei padri del rock and roll che, partendo da un'impostazione country e gospel , maturò uno stile eclettico incrociando le sonorità folk e rockabilly.. Manifestando un forte interesse per la musica già da giovanissimo (e vivendo sulla propria pelle la tragica morte sul lavoro del fratello maggiore ), Cash conobbe il successo a metà degli anni 50 . Ma questo avvio fulmineo non gli risparmio' una serie di problemi legati sia alla pressione dello show business dell'epoca (con connesso ricorso ad anfetamine e dipendenza da queste, una costante anche per altri musicisti . ) , sia ad un amore travagliato con la cantante country June Carter (e divorzio fra Cash e la sua prima moglie) . Fino all'anno di svolta nella carriera di Cash ovvero il 1968 quando, fra mille dubbi dei discografici, tenne un indimenticabile concerto alla prigione di Folsom dinnanzi a 5000 carcerati in visibilio e successivamente convolo' a nozze con June Carter.

Esposta così la trama si attiene allo schema della dannazione e riscatto dell'eroe con immancabile lieto fine (effettivamente l'intrallazzo amoroso fra Cash e Carter ha un che di zuccheroso e non potrà non rallegrare i cuori degli spettatori perdutamente romantici). E non si può non lodare la recitazione di Joaquin Phoenix e Reese Whiterspoon (rispettivamente nel ruolo di Johnny Cash e June Carter) così bravi da eseguire alla perfezione le canzoni originali dei due sul palcoscenico. Quello che, a mio avviso, il regista non approfondisce adeguatamente e si limita ad accennare è il rapporto conflittuale fra Cash e il padre (questi lo riteneva indiretto responsabile della morte del figlio prediletto e fratello maggiore di Johnny ). Questo precedente segnerà la psicologia di Cash, così attento nei testi delle sue canzoni alle tematiche della colpa , dell'espiazione conseguente e attente alla vita quotidiana dei losers del sogno americano.

Non colpisce infatti che il regista Mangold, prima di realizzare il film, abbia incontrato e parlato con Cash e, chiedendogli quale fosse il film da lui preferito, si sia sentito rispondere : "Frankenstein". E questo per il semplice motivo che nella vicenda di quel mostro nato dalla combinazione di varie parti difettose, Johnny si riconosceva e si sentiva motivato a riuscire a riscattarsi da uno stato originario di handicap .

Un uomo quindi psicologicamente fragile ma animato da una forza interiore che lo ha salvato . E questo avrebbe meritato, nel contesto del film, maggiore attenzione, più che la love story fra Cash e Carter. Quanto si vede nel film è soprattutto un esempio di vita maledetta da rock star e mi ha ricordato quanto cantavano i Rolling Stones in uno dei loro brani più riusciti dal titolo "Sway" :

"Did you ever wake up to find/a day that broke up your mind /destroyed your notion of circular time / it's just that demon life has got you in its sway /there must be ways to find out /love is the way they say is really strutting out..."

"Ti sei svegliato per scoprire /un giorno che fece a pezzi la tua mente /distrusse la tua nozione del tempo circolare / è proprio questa vita infernale che ti tiene in suo potere / ci deve essere un modo per trovare l'uscita / dicono che l'amore sia il modo per uscirne .. "

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