"Walk the line" è il film sulla bio (la prima parte per la precisione) di Johnny Cash cantautore rock - country anni'60.
Il film inizia e finisce con la prigione di Folsom, dove Cash (qui un'apprezzabile Joaquin Phoenix) tenne il famoso concerto del '68.
La vita è quindi raccontata in un lungo flashback: infanzia, successo,declino e ripresa si susseguono arricchiti dalla storia d'amore (a tratti di ossessione) per la cantante June Carter. Nonostante sapessi dell'Oscar dato alla Witherspoon/June Carter (a mio parere convincente, ma non da statuetta) e le numerose nomination, pensavo che ricalcasse il clichè del film-crea-mito-post-mortem (Cash è deceduto nel 2003): E INVECE NO.
Una volta tanto una biopic 'musicale' in cui l'immagine riportata rimane umana e non sogno o divinità ultraterrena. Il Man in Black dallo sguardo severo non riesce a salvarsi dal successo misto a ricordi dolorosi e problemi, se non grazie a una donna (proprio così): la morte del fratello Jack rinfacciatagli dal padre, il brutto rapporto con i genitori, la prima moglie che non capisce il suo amore per la musica, la lontananza dalle figlie per i tour, l'iniziale riluttanza della donna che ama, sono tutti elementi che lo portano allo stile sessodroga&rock'nroll(non quello scherzoso dei gadget da rocker infighettiti). Così si arriva agli ultimi 20 minuti del film che ancora si ha in bocca l'amaro del periodo buio dell'overdose per anfetamine e degli attacchi d'ira (da scardinare lavandini!) prima della "rinascita" artistica e personale giustamente trattata senza troppi fronzoli (dritta come un treno tagliente come un rasoio, come la sua musica).
Passo dopo passo, il film vuole ricalcare quello che Cash dice in "Walk the line", canzone che dà il titolo al film: ci si deve sforzare di vivere correttamente, nonostante i problemi. L'unico elemento che mi ha lasciato perplessa riguarda il rapporto Cash/June. June, la cantante che segue fin da bambino, quando ascoltava la radio con il fratello, la donna che vuole almeno una settimana al mese in concerto con lui. Non ho conosciuto Cash (e vorrei ben vedere), né letto libri su di lui, ma forse la figura di June è stata un po' troppo romanzata (degna del titolo italiano quantomai patetico: "Quando l'amore brucia l'anima").
È vero che Cash la definisce il suo angelo, ma ad un certo punto sembra quasi che tutto dipenda dai no della cantante. Come se tutti i suoi guai si sarebbero risolti con il matrimonio. Non nego che in parte il ragionamento ci sta, effettivamente è nel momento in cui la donna lo accetta completamente che abbiamo la nuova ascesa, è solamente troppo forzato... lo sarebbe anche per un inguaribile romantico.
(O forse no.. .forse, ora come ora, si è troppo abituati a pensare che nulla è necessario e tutto sostituibile? Allora una persona non lo è.)
Apprezzabile invece la scelta di coverizzare le canzoni di Cash. Metterle in bocca ad un altro sarebbe risultato meno convincente di quanto ci si potrebbe aspettare.
Gli do un 3 1/2 su 5.
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