Figlio d'arte, suo padre è lo scrittore premio Pulitzer Larry, James McMurtry è un validissimo songwriter di origine texana troppo spesso snobbato e, almeno qui da noi, poco conosciuto. Eppure motivi per farsi apprezzare e rispettare ne avrebbe molti a partire, ad esempio, da questo notevole album intitolato "Candyland" e uscito nel lontano 1992.
James McMurtry esordisce già qualche anno prima con l'ottimo "Too Long In The Wasteland" un disco prodotto da John Mellencamp, suo grande estimatore, che ha il pregio di avere un sound molto simile ai dischi dell'ex Cougar. Un disco acerbo ma allo stesso tempo raffinato che regala perle come "Crazy Wind" e "Terry". Questa sua prima fatica discografica ha come unico risultato quello di portare l'attenzione della critica che conta su questo musicista, convinta e speranzosa di aver scovato un nuovo songwriter che sia in grado di seguire la strada dei vari Willie Nile e Steve Earle. Critica che non esita ad elogiarlo quando si trova fra le mani il seguente e brillante "Candyland".
Prodotto egregiamente da Mike Wanchic con la supervisione dello stesso Mellencamp, "Candyland" ripete brillantemente e con maggior vigore la stessa formula del disco d'esordio tanto da sembrare, a tratti, proprio un disco di Little Bastard. Come per il validissimo "Too Long In the Wasteland", James McMurtry si avvale in fase di registrazione della band di Mellencamp che regala, grazie alla sua grande ispirazione e perizia, momenti di grande musica. McMurtry inoltre affina la sua scrittura e ci offre una serie di pezzi che narrano di incertezza, false illusioni e crescita che non sfigurano affatto se paragonate a quelle dell'artista dell'Indiana. L'iniziale "Where's Johnny" è già una dichiarazione d'intenti. La voce narrante, calma e polverosa di James, la batteria di Kenny Aronoff e la chitarra poderosa di David Grissom, tracciano le coordinate di un'opera piena d'orgoglio, in cui nulla è superfluo e che punta sulla qualità della musica. "Vague Directions" con i cori di Syd Straw, "Good Life" e "Storekeeper" sono rock diretti, senza fronzoli e desertici mentre la title track è l'ennesima vetrina per la sei corde infuocata di Grissom. Impossibile poi non amare "Safe Side", un brano maturo, intrigante, misterioso e contagioso grazie anche al suo testo scritto in parte in spagnolo e la conclusiva "Dusty Pages", un congedo acustico bello e semplice.
Accanto a queste tracce, già validissime, è giusto segnalare le vere vette del disco. James McMurtry può andare fiero di canzoni come la splendida "Hands Like Rain", nobilitata da un ritornello killer a cui manca solo la voca di Mellencamp, di "Don't Waste Away", una dolce ballata impreziosita ulteriormente dal fiddle della brava e bella Lisa Germano e di "Save Yourself", una spettacolare cavalcata rock molto coinvolgente grazie al suo incedere deciso e chitarristico.
"Candyland" è un disco che andrebbe riscoperto e che avrebbe sicuramente meritato più gloria. Nonostante ciò è un passo importante che ha permesso a James McMurtry di farsi conoscere al di fuori degli Stati Uniti e di proseguire dignitosamente la sua carriera. Una carriera, abbastanza stabile che, tra alti e bassi, continua ancor oggi e che avrebbe certamente meritato più soddisfazioni visto che a McMurtry, le carte vincenti non sono mai mancate.
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