Quante ne passarono i James prima della consacrazione?

Finiscono gli anni ottanta e loro sono lì, senza soldi -nonostante i due album pubblicati- e privi di un degno contratto.

Per un breve periodo i folli guadagnano qualcosa facendo da cavie per la sperimentazione di farmaci vari.

Poi arriva la madchester, e arriva lo stupendo manifesto saltellante Gold Mother.

A questo punto Tim Booth e soci sembrano aver fatto finalmente breccia sia nell'industria musicale che nella loro amata Manchester. Adesso tocca al mondo intero.

Dopo il bel Seven, si decide di continuare ad ampliare il sound. Più caratteri che si ritrovano però concordanti e a proprio agio in Laid.

Adesso possono anche permettersi di avere Brian Eno alla produzione del disco (e produrrà anche l'esperimento Wah Wah con loro, divenendo nella realizzazione un vero e proprio membro della band).

Le chitarre sono sempre arzille, così come quel signor cantautore di Tim.

Tra Sometimes e Say Something riecheggia il profumo non più di canzoni, ma di veri e propri inni.

Essere colpiti da un fulmine, in uno scenario apocalittico da brividi: questo accompagnato dal pathos del ritornello

Sometimes, when I look deep into your eyes, I swear I can see your soul

Say Something tratta l'incomunicabilità, la richiesta di parlarne, sfogarsi; un pezzo ricolmo di una velata disperazione. Il videoclip (la versione USA) mostra proprio i membri del gruppo tentare il contatto umano per le strade con varie persone, ma che rimangono senza risposte o attenzioni. Il frontman ripete il ritornello ad uno specchio, mentre viene attraversato dalla malinconia più cruda.

A rendere i James celebri in tutto il mondo ci pensa il singolo che da nome all'album; spensierato all'apparenza ma dolceamaro ad un ascolto più attento. Riferimenti ammiccanti alla dipendenza -forse intesa come concetto più ampio-.

Il pezzo forte del disco, e dei James in generale, credo sia proprio il songwriting. Tra i brani di Laid, c'è da rimanere affascinati dalla descrizione dei sentimenti affrontata.

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