Nell'ambito della rassegna "Le voci dell'anima" - Occidente e Oriente - che si sta tenendo a Bari dal 5 al 21 dicembre 2005, nelle chiese, gratis, ho sentito Jan Garbarek & l'Hilliard Ensemble.
Abbiamo raggiunto molto sul presto questo quartiere di quelli che non frequenti a meno che non ci abiti, il concerto dovrebbe cominciare alle 21, sbrighiamoci perchè altrimenti non si entra, ma alle 20.40 ecco spegnersi le luci di questa chiesa semicircolare ed apparire Jan Garbarek. Dopo un po' presa la sua dose di applausi, ecco giungere quattro distinti signori inglesi, vestiti di nero, serissimi e compunti. Non si sorride. I quattro si dispongono in punti diversi della chiesa, e cominciano a cantare i loro versi, sembra qualcosa a metà tra i cori delle opere e i canti gregoriani, così al volo sembrano 2 tenori, un contralto e un basso.
I primi pezzi scorrono via un po' stancamente la gente è fredda la chiesa pure. Sono poggiato ad un muro con un'amica, "ti piace?" le chiedo. "Ma! Non saprei". Garbarek cambia sassofono, i quattro si riuniscono, l'atmosfera si riscalda, il concerto pure. La gente partecipa di più. C'è un incredibile silenzio ma all'improvviso il pubblico esplode, applausi quando non dovrebbero arrivare, addirittura mentre il contralto prende fiato prima di cominciare il pezzo successivo. Si riallontanano, e sembra che qualcuno abbia acceso qualche laptop perché da molto lontano arriva un delicato suono ultratecnologico, ma non era un concerto solo acustico? Si tratta di uno dei quattro "seri ma scatenati" che riesce con la voce a simulare un suono che non ti aspetti da una situazione del genere. E Garbarek? Usa il sassofono come se fosse semplicemente la quinta voce, non prevarica, non accompagna, partecipa.
Ce ne siamo andati tutti contenti. Non conoscevo benissimo il disco "Officium" così tornato a casa l'ho riascoltato, certo l'atmosfera della chiesa, per quanto moderna lo aiuta moltissimo, a piccole dosi è un capolavoro.
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