A un anno dalla definitiva calata di sipario sulla vicenda artistica dei Jane’s Addiction, arriva puntuale un best of che testimonia (solo in parte, ça va sans dire) lo sfavillante repertorio della gang di Perry Farrell. Sono rappresentati soprattutto i primi tre dischi, quelli pre-Lollapalooza, con solo un paio di brani dal controverso “Strays”, il disco dell’effimera reunion del 2003: disco discreto ma niente più, e curiosamente i pezzi in questione, “Superhero” e “Just because”, erano i peggiori del lotto. Meglio quindi concentrarsi sui brani tratti dai leggendari “Jane’s Addiction”, “Nothing’s schocking” e “Ritual de lo habitual”, utilissimi nel ricordare quanto rivoluzionari siano stati Dave Navarro e soci. Il vero primo gruppo alternative, uno dei più influenti su tutto il rock anni 90, capace di fondere in leghe stilistiche innovative l’impeto dei Led Zeppelin, il goticismo di matrice new wave, l’ossessività dei Killing Joke, il funk di Sly Stone e tutta la psichedelia. Questo solo per dare dei riferimenti, perché il sound di Jane tossica risultava personalissimo e inimitabile.

Il segreto di questa sofisticata alchimia era anzitutto l’indispensabile contributo di ciascuno dei 4 membri. Il batterista Stephen Perkins con un drumming potente e tribale, ma all’occorrenza soffice e nervoso. Il bassista Eric Avery, con le sue ipnotiche linee di basso di derivazione new wave. Dave Navarro, il più dotato chitarrista della sua generazione, che con maestria strepitosa dipingeva arabeschi zeppeliniani, soavi textures new wave, spigolosi mantra alla P.I.L. e rarefatte intuizioni psichedeliche. Perry Farrel era il dispotico leader, colui che plasmava il tutto con la sua presenza scenica sciamanica, la sua voce stridula, i suoi testi malati e depravati, la sua visione musicale ampia ed essenziale allo stesso tempo: sacerdote di arcane cerimonie sonore.

Ad ascoltare i magnifici pezzi presenti qui c’è da rimanere senza fiato. “Ocean size” e “Had A Dad” (innovativi p-funk con favolosi assoli di Navarro), “Three days” (la loro “Stairway To Heaven”), “Ted, Just Admit, It” ( metal modernista e tribale, chitarra e basso in rotta di collisione perpetua con Farrell isterico e maestoso), “Summertime Rolls" (magico il basso di Avery: i Joy Division che si liberano dell’angoscia di Manchester, si trasferiscono in California a fare surf e con Navarro si danno alla psichedelia), ”Jane Says” (“Berlin” di Lou Reed registrata a Los Angeles), “Stop” (Jimmy Page destrutturato dentro un caotico collage post-wave), ”Been Caught Stealing" (perfetto crossover pop-funk-metal).

Inutile commentare quello che manca, si sa che sono i discografici a fare le scalette dei best of. Non stonano le assenze di "Highlights" di “Ritual de lo habitual” quali “Obvious”, “Then She Did” e “Of Course”, troppo legati all’organicità di quell’Opus magnum, il cui ascolto è consigliato vivamente.
Infine azzecatissimo è il titolo della raccolta, tratto da un verso di “Chip Away”:

“Up from the catacombs I ran into the angel again
He took the high road, I took the low road
We both wore dirty faces”.

Diavolo di un uomo.

Elenco e tracce

01   Stop! (04:15)

02   Ocean Size (04:21)

03   Whores (04:07)

04   Ted, Just Admit It... (07:24)

05   Ain't No Right (02:45)

06   Had a Dad (03:47)

07   Superhero (03:59)

08   Been Caught Stealing (03:34)

09   Just Because (03:53)

10   Three Days (10:49)

11   I Would for You (03:54)

12   Classic Girl (05:09)

13   Summertime Rolls (06:20)

14   Mountain Song (04:05)

15   Pigs in Zen (04:32)

16   Jane Says (live) (06:17)

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