MTV lo ha definito uno dei film più controversi degli anni duemila. I fan dei Beatles lo odiano come fosse una sorta di nemesi, tanto da averlo voluto boicottare dalle sale. Yoko Ono stessa ha definito questa pellicola qualcosa che non doveva essere fatto, così come lo stesso figlio di John Lennon, Sean, che la criticò come "di cattivo gusto", inserendoci ironicamente il fatto che all'interno comparisse Lindsay Lohan, punto di vista tranquillamente discutibile.

Il film Chapter 27, che prende il nome da un immaginario capitolo de Il giovane Holden di Salinger, ha richiesto ben quattro anni di lavorazione solo di sceneggiatura. Il protagonista è la controversa figura di Mark David Chapman, noto assassino responsabile della morte del suo mito, John Lennon. Per il ruolo fu scelto Jared Leto, che per l'occasione dovette ingrassare di trenta chili, mentre per interpretare Lennon fu l'attore Mark Lindsay Chapman a prenderne parte. Cosa alquanto inquietante e bizzarra, giusto per fare un trip alla Chapman stesso, il fatto che per interpretare il ruolo di Lennon fu scelto un attore che porta il nome del suo assassino, e il secondo nome come l'attrice che interpreta Jude, la ragazza che il nostro protagonista tenterà di "corteggiare" a modo suo. Già da qui si capisce che il film stesso ha intenzione di rendere pazzo lo spettatore già da questo frullato di informazioni. Battute a parte, al di là del successo e fama di pseudo cult, questo film non è altro che una rappresentazione dei tre giorni in cui Chapman si presentò sotto casa di Lennon, insieme a tanti fan dell'artista stesso, semplicemente per farsi fare un autografo all'album inedito uscito da poco "Double Fantasy", essendo un suo mentore musicale. O meglio così ci vuole fare introdurre il film.

Il film è una discesa nella mente-labirinto di Mark Chapman, un personaggio che pur avendo il faccino paffuto di Jared Leto risulta allo stesso tempo repellente, lunatico e tutt'altro che benevolo. Un film marcio nell'intento, nel non rendere mai Chapman "amichevole" agli occhi dello spettatore anzi, che invece si ritrova a sentirsi nei panni dei personaggi secondari ad allontanarsi, e più ci si allontana più se lo si sente dietro che insiste nell'aspettare al suo fianco che il suo mito Lennon si faccia vivo prima o poi dinanzi ai suoi occhi. Allo stesso tempo il film riesce furbamente ad utilizzare la voce fuori campo per quasi tutta la durata, in cui è lo stesso Chapman a descrivere ciò che pensa, riuscendo a superare la quarta parete e rendendoci spettatori delle sue sensazioni e malefatte, con la fregatura di non poter fare nulla per salvare Lennon, sebbene lo vediamo arrivare verso la camera ben due volte, sia la sera che al ritorno di notte. Quanti al cinema hanno gridato a Lennon di non scendere da quell'auto, quanti a ripensarci ora sentono i brividi addosso. Chapman ha una voce interna, una voce che dall'amare il suo mito, come se un suo autografo fosse il regalo più bello della vita, lo trascina senza pietà nell'odio e rancore verso lui stesso, definendolo un ipocrita e un uomo che ha "contatti col demonio", in una divertente citazione all'interno della pellicola del capolavoro di Polanski "Rosemary's Baby", girato proprio nel palazzo dove abitava Lennon, ovvero il castello di Manhattan. Chapman è un personaggio di cui è impossibile provare empatia, sia per il fatto che fin da subito si capisce le sue intenzioni, sia perché Leto ce la mette tutta per renderlo viscido e irritante.

Il problema del film in primis è che nonostante uno script tutto sommato curioso, che poteva anche essere sotto certi punti di vista interessante da analizzare, l'idea viene bruciata dal ritmo. Un film che oltre ai pensieri nascosti di Chapman, al rapporto con la Lohan e al ragazzo fotografo, non porta da nessuna parte, e la noia diventa sovrana già dopo venti minuti. Per carità non siamo davanti ad un film fallito, ma ciò che rimane davvero impresso e memorabile è l'interpretazione di Jared Leto, attore che non ho mai considerato particolarmente talentuoso, ma qui prende seriamente la psicologia del personaggio, riuscendo a donargli un velo di follia di chi può scoppiare da un momento all'altro, e in certe sequenze riesce perfino ad inquietare, come in quella della prostituta nella camera. Egli stesso dichiarò che il suo aumentare di peso fino a quel punto fu una batosta psicologica. A parte questo il film presenta delle carenze e buchi di sceneggiatura non da poco: il personaggio della Lohan è inutile ai fini della trama, se non all'unico scopo di inserire un personaggio femminile per tirare fuori il lato "tenero" di Chapman, sebbene abbia una psicologica pari a zero, mentre il fotografo manco ce lo si ricorda, proprio perché non esiste un vero rapporto con il nostro protagonista, e appena prova ad esserci il film tira il freno, e a renderlo sovrano è semplicemente la noia, e ricadere sulla zona confort del film con un protagonista bipolare che decide cosa è giusto e cosa è sbagliato. Per carità, sicuramente il nostro protagonista non sarà stato facile da mettere in scena senza risultare ridicolo, il problema è ciò che è intorno a lui, ciò che fa pensare il perché gli abbia scatenato queste reazioni. Non vengono menzionate all'interno del film nemmeno i brani "Imagine" e "God", che hanno portato Chapman nella sua follia a voler ammazzare Lennon per il suo "credo religioso", visto che lui stesso è un lettore accanito della Bibbia, particolare parecchio importante che non doveva essere trascurato. La buona notizia però è che il film dura 84 minuti, quindi non siamo nemmeno davanti a quel mattone di due ore e mezza dove ci si deve sorbire vita, morte e miracoli di ogni personaggio, il che può far tirare un respiro di sollievo a chi vorrebbe approciarsi al film.

"Chapter 27" resta tutto sommato un film che consiglio, soprattutto per i curiosi che vorrebbero scoprire di più sulla storia della morte di uno dei geni musicali del secolo scorso, oppure consiglio caldamente in alternativa il film "The Killing Of John Lennon" uscito l'anno prima, molto meno conosciuto ma per certi versi come storia molto più ricca e dark, giusto per fare un confronto e capire il perché considero quest'ultimo su alcuni versi nettamente superiore. «Ero nessuno finché non ho ucciso l'uomo più famoso della Terra».

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