Lo so, vi ho delusi; mi ero ripromesso di tirarvi fuori, per il giorno di Natale, uno dei peggiori aborti del Brutal Death Metal, un disco orribile, un disco che facesse rabbrividire Bleeding Fetus Organs, Catasexual Urge Motivation, Pustulated e, perché no, anche Vaginal Injury From Insertion Of Foreign Objects. Invece me ne vengo fuori solo con i Jasad. Ma dopo essermi arrovellato nell'imbarazzo della scelta del disco peggiore, ho buttato un occhio sugli scaffali e ho visto che ho recensito quasi tutti i dischi in mio possesso tranne "Annihilate The Enemy". La mancanza era gravissima e sono dovuto correre ai ripari.

I Jasad sono una band strana; sono strani perché vengono dall'Indonesia (come Condemned e tanti altri), sono strani perché hanno uno stile parecchio personale. Sono strani perché nessuno li considera dei grandi ma tutti ne hanno sentito parlare (in certi ambienti...). I Jasad sono proprio strani. Hanno un concept tutto loro, hanno un booklet curatissimo e non si sa dove abbiano preso i soldi. I Jasad si fanno disegnare la copertina da Jon Zig ma gli dicono loro cosa deve disegnare. I Jasad scrivono anche qualche testo in madrelingua.

Anafore a parte, quando si mette nello stereo "Annihilate The Enemy" qualcosa succede; il suono è ipercompresso, filtrato sporco, come il caro "Effigy Of The Forgotten". Le atmosfere, per niente rassicuranti. Questi quattro pirati della Malesia ne hanno fatti di passi avanti; sono passati da un dischetto anonimo come "Witness Of Perfect Torture" ad uno decisamente più sostanzioso e impegnativo. E' pur vero che il disco è uscito nel 2005, quando le rivoluzioni nel Brutal erano per lo più terminate; c'è chi aveva inventato lo Slam, chi l'aveva deprecato, chi l'aveva recuperato e chi l'aveva trasformato. E i Jasad, vuoi per difficoltà geografiche, vuoi per scelta stilistica, se ne tirano fuori. Quello che fanno è un lavoro di puro Brutal Death Metal fortemente debitore ai Deeds OF Flesh e ai Suffocation.

Strano, potreste pensare, considerando che i gruppi da me succitati sono rappresentanti di due scuole, se non avversarie, di certo differenti; ma non è poi così strano se si pensa cosa può venire fuori dalla violenza dei primi unita alla razionalità dei secondi.

L'album si apre con la bella "Ranking The Weak", certamente uno dei pezzi più esemplificativi dell'intero lavoro; un riffing potente, vario ma mai fuori luogo, qualche volta tecnico, il più delle volte molto ma molto martellante. La sezione ritmica è più raffinata e presenta delicatezze che non passeranno inosservate agli ascoltatori più attenti. Il basso, come ci si aspetta da una produzione che privilegia i toni gravi, è sempre presente e ben udibile; la voce, marcissima.

Accelerazioni ferine, poi rallentamenti, spietati, decisi a fare male; le canzoni sono composte con competenza e dimostrano un buon lavoro in studio che non è scontato da una band giunta solamente alla seconda release. Impossibile non citare "Getis Jang Getis", a parer mio la più riuscita del disco; i controtempi sono veramente degni dei migliori drummer, i rallentamenti la dividono in "unità funzionali" dall'impatto veramente grandioso. Senza tralasciare che anche la devastazione pura non passa mai in secondo piano. Due righe le merita anche "Pathetic Unidentified Obsession", traccia che, anche se più banale, colpisce veramente sodo.

Ma fin qui vi ho dipinto un cd Brutal come un altro; invece "Annihilate The Enemy" ha qualcosa di diverso; il mood e i testi. Dando una sfogliata al booklet si può capire di cosa parlo; le liriche sono semplici, magari adolescenziali ma si avverte che sono sentite e sincere. E questo un po' inquieta. L'elemento Gore, come impongono i canoni del genere, è presene ma in una quantità misurata che toglie qualsiasi aria carnevalesca al Mood del cd: si parla di morte in una maniera molto vicina a quella di tutti i giorni, anzi, si parte dalla vita di tutti i giorni per tirarne fuori dei testi che parlino di morte. E questo un po' affascina; è proprio questo morboso alternarsi di ingenue, quasi disperate, visioni di vita normale e di parossistici desideri di vendetta che rende il disco dei Jasad unico. Perché dopo avere letto i testi, si capisce ciò che non si riusciva a capire del sound; non è tutto finzione scenica. Tant'è che le parti meno venute sono proprio quei ricami kitch che il cantante ci appiccica sopra, il suo volere a tutti i costi far vedere che anche lui sa scrivere versi disgustosi; ciò che invece sa fare bene è trasmettere le sue frustrazioni con la semplicità sinistra dei sentimenti autentici.

Al di là di questo, l'Lp è un normalissimo buon disco Brutal; le tracce, non tutte ugualmente riuscite, si fanno ascoltare ma niente di più. Semplicemente, più che sull'aspetto puramente musicale, ho ritenuto opportuno soffermarmi su quello emotivo.

"Annihilate The Enemy" è un disco discretamente ispirato che profila un futuro roseo per i quattro indonesiani; la strada da percorrere non è molta e con un po' di sforzo in più sono sicuro che questi ragazzi possano fare veramente tanto. Anche se non merita il massimo dei voti, questo album è a parer mio molto più espressivo di quanto possa sembrare al primo ascolto. Un disco che non lascia uno spiraglio di luce e che si mette in un'ottica molto diversa da quelle del Brutal tradizionale.

Elenco tracce e video

01   Raking the Weak (03:06)

02   Dismember Pleasing (03:17)

03   Binasakan Benih Bidadari (03:12)

04   Getih Jang Getih (04:15)

05   Annihilate the Enemy (04:26)

07   Jemput Ajal, Cari Mati (03:39)

08   Pathetic Unidentified Obsession (03:31)

09   Rotten Body Fluids (02:39)

10   Bless My Wrath (04:55)

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