E’ fuor di dubbio che pro-ipotizzare et concretamente forgiare un maledettamente parossistico lavoro del genere sia occorso, al cotitolare duo della JazKameratorea realtà, un profondo quanto innato senso dell’umorismo: attitudine che indubitabilmente rientra tra le peculiarità della sdoblonante SmallTownSuperJazz et che altresì non può e non deve venir meno in chi (coraggioso ?) si addentra pro-auscultazione negli abbacinanti, totalmente asfissianti e oserei dire, a fine ascolto concretamente sfiancanti, sfracelli sonori contenuti nelle miserrime, immensamente ustionanti cinque tracc(i)e in quaestionem.

Sostanzialmente (e grazie al cielo) poco o nulla a che spartire con l’historico e originale L(o)uRido controverso metalmeccanico lavoro [risalente oramai al secolo scorso] tranne che per la voluta/significativa omònimia e totale autoreferenzialità ed palese incompromissorietà dei contenuti: la attuale, fiordistica, visionaria macchina metallico (meta)musicale dei nostri norwegesi eroi, scaraventa, in poco più di quaranta (infiniti o insufficienti sarà, temo, frutto di pura constatazione soggettiva) giri di crono-brevilinea lancetta, una paradossale coltre campionaria di imperscrutabili e sbalorditivamente multiformi suono-efferatezze che spesso rasentano, se non assai spesso si assestano, oltre la naturale soglia dell’humanamente percepibile padiglion-origliatoreo supplizio.

L’opener “Friends Of Satan” chiarisce, non senza qualche indugio, ciò con cui ci si troverà (ahinoi) a far difficoltoso fronte: six provanti tabularadenti primi di autentico magma-sonoro composto da fantastiche, catartiche, liberatorie (presumo) ultra-crunching guitars sguinzagliate e lanciate a velocità che definire folli è un gentile complimento, stratificando e amalgamando il tutto su un impenetrabile muro ritmico/percussivo di impatto pressoché concretamente fisico; che dire inoltre del letterale abisso ultra-drone/doom che riqualifica (nei suoi “solamente” diciassette minuti) una finora presunta ostica e circostante sound-realtà come Sunn O))) in frizzante e amabile adolescenzial-pop realtà ?
E della assolutamente scoordinata e rovinosa title-track, sorta di indigeribile noise-pastiche post-Merzbow/Masonniano privo della benché minima pietà per chi (comunque volenteroso) decise di conceder Loro un incuriosito quanto (in)sano pomeridium di ozioso e leggiadro ausculto ? La traccia maggiormente “orecchiabile” (si farebbe davvero per dire) resta la innominata (finora) quanto nomenklativamente ‘leggera’ “Abomination”: demolente, ancorché scolastico, esercizio industrial/noise/grind di pregevole audio-f(r)attura. La conchiudente symphony-of-treblesca convulsione denominata “Occult Glider”, accidenta progressivamente il proprio incedere fino all’inevitabile e substanzialmente esclusiv-rumoroso, pietroso/epilogo.

Da rilevarsi, in ultimo, che per la realitzazionem del presentato acustico délirio (martirio ?) la affiatata coppia costituita dai cortesi Gentlemen Hegre & Marhaug ha implementato la formazione di ben ulteriori quattro martoriastrumenti/elementi, indi contestualmente “smarrito” le doppie consonanti caratterizzanti la propria (ex)sigla (Jazzkammer, fino all’opera precedente).

Non c’è che dire, davvero degli inattesi, simpatici giocherellon/mattacchioni quodesti eclettici De-Norvegesi (antzyquénòn).

Elenco tracce e video

01   Friends of Satan (06:35)

02   The Worms Will Get In (16:52)

03   Abomination (02:39)

04   Metal Music Machine (04:13)

05   Occult Glider (12:26)

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