La collana Made to Measure edita dalla Crammed ha avuto per almeno un decennio il merito di avere portato avanti la ricerca musicale europea, incamerando artisti di altissimo livello quali John Lurie, Hector Zazou, Fred Frith insieme ad altri interessanti musicisti meno conosciuti, ma non per questo minori, come Benjamin Lew, Sam Birnbach, Sussan Deyhim. Tra tutti brillano per fama e visibilità gli statunitensi Tuxedomoon.

Ma veniamo a noi. Jean-Marc Zelwer è un artista residente in Francia, ma di origine polacca. La compagna di vita e di arte è Francesca Lattuada, coreografa di fama internazionale con la quale Zelwer ha condotto buona parte dei suoi progetti. "The Gods Are Angry", uscito nel 1995, è un album i cui contenuti si rivelano eterogenei, ma allo stesso tempo coerenti, perché seguono una traccia tematica cui allude il titolo stesso.

Un'atmosfera sospesa e fortemente teatrale percorre l'intero lavoro e alcuni brani richiamano alla memoria, seppure in modo indiretto, Meredith Monk ("Eden"), Hector Zazou ("Simplicissimus"),o piuttosto Art Zoyd ("Querelle biblique"); ma serpeggia, soprattutto, una galleria di riferimenti a Kurt Weil, alla cultura balcanica ed al mondo del circo, con un fortissimo retrogusto 'tzigano'.

Tra i momenti più felici "Les Trompettes du Diable", la cui introduzione volutamente "prog" si dipana lungo un tappeto compositivo sempre più invitante e convincente, tanto da spingere l'ascoltatore ad un approfondimento e ad una maggiore attenzione; non manca il fenomeno 'tanghèro' nel godibile "Vendo speranza", mentre ritorna l'irridente mondo circense in "Viva l'amor" , cantato, peraltro, in Italiano. Così come nella nostra lingua è 'recitata' la bellissima "Dio è arrabbiato", di vaga ascendenza melodrammatica.

Con "Simplicissimus" ritorna il ciclo della tradizione Crammed, dove l'elettronica new-wave europea intesse una trama 'a la Tuxedomoon' riconoscibile e piena di malinconia retro; per chiarire un poco di quali colori si circondi l'intero album forse potrebbe risultare utile fare riferimento alla colonna sonora del film "Il Cielo sopra Berlino" (1987) di Wim Wenders, dove sperimentazione, leggerezza circense e dramma mitteleuropeo si amalgamano in una mistura efficace ed originale. La vocazione etnica di Zelwer riprende in "Les tresors du Valican" , dove gli echi mediorientali accolgono la matrice balcanica e la conducono attraverso uno sviluppo tutto 'in minore' che restituisce dolcezza ed evocazione. In "Le jour ou Allah Bouddha" si assiste ad una battaglia sonora con tratti epici e richiami cinematografici - caratteristica dominante in tutta la collana Made to Measure - , e un finale recitato e secco. L'album si conclude con "L'ame sen va", dove sembrerebbe che lo spirito di Monteverdi si incontri con i Dead Can Dance e insieme vadano a passeggio su una coda luminosa ed evanescente davvero suggestiva.

Dispiace che un disco simile soffra un quasi totale oblio, un destino condiviso da gran parte della produzione Crammed. L'opera di Zelwer è consigliata agli amanti di una musica non scontata, ma nello stesso tempo priva di bizzarrie estetizzanti ed eccessi velleitari; la godibilità dell'ascolto non è macchiata da una ricerca costante del suono, così come le risonanze spiccatamente europee richiamano alla memoria la nostra stessa storia.

Se riuscirete a scovare "The Gods Are Angry" in qualche polveroso angolo di qualche semi-nascosto negozio della vostra città, compratelo; ne sarà valsa la pena.

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