Quando si parla di musica elettronica Jean Michel Jarre deve essere considerato come un'autentica pietra miliare. Al di là del valore artistico, il suo merito più grande è stato quello di aver "commercializzato" la musica elettronica. Fino al suo avvento i sintetizzatori avevano segnato la grande esperienza della musica cosmica tedesca, rimanendo perciò nel campo di un' avanguardia colta. Jarre sdoganò i synth da questa prigione dorata, regalando alla massa i mirabolanti suoni ( per l' epoca ) dei sequencer più avanzati. Per riuscire nella sua impresa abbandonò il formato della suite ( necessario per i tedeschi ) per un più convenzionale formato-canzone, accentuò l' orecchiabilità, e introdusse con questo disco l'elemento ballabile. Jarre non aveva le pretese metafisiche dei corrieri cosmici, voleva soltanto fornire, come lui stesso ammette nel booklet del cd, una dimostrazione sulle grandi possibilità degli ultimi ritrovati in campo elettronico ( siamo nel 1978 ).

Il precedente "Oxigene" album mitico che tutti, anche inconsciamente, abbiamo nella nostra memoria per il suo saccheggio da parte di sigle e servizi televisivi, spianò la strada a questo "Equinoxe" dove Jarre trovò definitivamante il sentiero da seguire. Formato da otto parti, puramente strumentali, unite tra loro in continuità, regala 38 minuti di " grandeur " francese, ma soprattutto dimostra che indipendentemente dallo scopo meno "nobile" dell' operazione, (rimproverato tutt' oggi dai più estremi avanguardisti, e da una certa critica a dire il vero un pò troppo snob), Jarre era un virtuoso dei synth. I suoni che riesce a plasmare sono davvero notevoli per il periodo, tipicamente analogici e bellissimi. Ogni volta che si ascolta il disco ci si accorge di un piano sonoro diverso, che prima si era ignorato, a dimostrazione della complessità del progetto. Insomma musica elettronica "commerciale" ma fatta come si deve. Si parte l'acquerello quasi new age-ambientale della parte 2 che prosegue con influenze classicheggianti nella terza, fino a quando non si viene portati via dall' irresistibile cavalcata della celebre parte 4, e dal ballabile dell' altrettanto famosa quinta. Le martellanti note della part 6, che sembrano uscite da un videogame d' annata, fanno da preludio all' episodio dove lo spirito fancese emerge di più: l' esaltante vortice in crescendo della parte 7, una melodia trionfale ed inebriante degna protagonista del suo show più famoso a Place De La Concorde, con mezzo milione di Parigini in delirio. Lo spettacolo, ( perchè la definizione migliore per la sua elettronica è " spettacolare " ) termina sotto la pioggia di una triste orchestrina anni 50, rigorosamante sintetica.

Album epocale, ha aperto la strada per un genere "di consumo " che ha fatto la fortuna di molti artisti, la maggior parte privi del talento del francese, che in seguito sperimenterà soluzioni non sempre all' altezza della sua fama.

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